11 novembre: San Martino a Venezia

La tradizione di festeggiare San Martino a Venezia risale a molti secoli fa, con la fondazione della chiesa dedicata al Santo nel 1540, per poi continuare fino ai giorni nostri, diventando una festa molto sentita ed amata dai veneziani, grazie soprattutto al tipico dolce di San Martino.

L’11 novembre coincideva con la fine delle celebrazioni del Capodanno dei Celti, il “Samuin”, che si svolgevano proprio nei primi dieci giorni del mese: il retaggio di questa festa pagana era ancora presente nell’ Alto Medioevo, e la Chiesa sovrappose il culto cristiano del santo più amato dell’epoca alle tradizioni celtiche.

A Venezia l’11 novembre di ogni anno si teneva una solenne processione, dalla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, dove veniva custodita la reliquia di San Martino, fino alla chiesa di San Martino di Castello.
Nelle case veneziane si accendeva un gran fuoco, venivano arrostite le castagne e si beveva in abbondanza.

 

 

Nonostante sia purtroppo una tradizione che sta scomparendo, l’11 novembre si possono incontrare ancor oggi in giro per Venezia bambini con corone di carta in testa che fanno un gran baccano battendo pentole e coperchi con mestoli di legno e contando sulla generosità e sulla simpatia dei negozianti per ottenere qualche monetina.

Con i soldi così raccolti, è usanza comprare il tradizionale dolce di san Martino, che esiste in due versioni: un dolce di pasta frolla con la forma del santo a cavallo munito di spada e mantello, guarnito con glassa di zucchero colorata, praline, caramelle e cioccolatini; oppure la versione più antica, un dolce di forma identica ma di cotognata. Tipici della festa sono anche i dolcetti di cotognata, detti persegada, di varie fogge.

 

L’Assunta restaurata

Il 4 ottobre , festa di S. Francesco, è stata presentata la pala de L’Assunta, capolavoro di Tiziano Vecellio che torna a impreziosire l’abside della Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, dopo un’imponente campagna di restauri durata quattro anni, finanziata interamente da Save Venice, uno dei Comitati privati per la Salvaguardia di Venezia.

Quattro anni, due di manutenzione, 9.000 ore (pari a 320 ore al metro quadro) e circa 600 mila euro di investimento per il capolavoro tizianesco che è stato oggetto di un radicale intervento il cui obiettivo primario è stata la messa in sicurezza del sito, la messa in sicurezza delle condizioni del dipinto, che vanta una superficie di 28 mq., e il restauro dell’importante cornice lapidea che lo circonda. 

 

 

 

 

 

 

Tra gli interventi più significativi, lo smontaggio dell’organo Mascioni, che era stato installato dietro la pala e ancorato ad essa, ma causava molti problemi alla struttura tra vibrazioni e presenza di tarli. Durante la pulitura dello strato di polvere presente sul dipinto sono poi emersi, nei pennacchi ai lati della cornice lapidea, due putti, che potrebbero essere stati anch’essi dipinti da Tiziano.

 

Una grande opera di restauro 

L’Assunta aveva subito un importante restauro attorno al 1816, poi ancora a metà degli anni ’70 del ‘900. Ora ci viene restituita con una palette di colori vibrante e luminosa, come probabilmente l’aveva pensata Tiziano nel 1516 quando gli venne commissionata da Frate Germano, superiore del Convento dei Frari e da allora i frati della Comunità ne sono custodi vigili e premurosi e negli anni a venire ne avranno in carico la cura.  

La Memoria Ebraica

Asolo

Non si hanno notizie precise di quando si stabilì in città una piccola comunità ebraica, ma è probabile che questo avvenne alla fine del Quattrocento, quando Asolo divenne sede della corte della regina di Cipro, Caterina Cornaro. Nel 1509 arrivarono altri ebrei da Treviso, dopo l’espulsione voluta dal doge Leonardo Loredan. Nel 1547 vivevano in città 37 ebrei, appartenenti a 7 famiglie; ma proprio in quest’anno, la notte del 22 novembre, un gruppo di facinorosi proveniente da tutto il circondario irruppe nel loro quartiere uccidendo dieci persone – tra cui donne e bambini – e ferendone altre otto. Alla carneficina si sommò la razzia che pose fine alla stabile presenza ebraica in questo territorio.

Dagli atti del processo sappiamo che, a sud dalla Piazza del Pavion e attraversato dal breve  vicolo di Belvedere, vi era  un agglomerato di case, chiamato “il ghetto”, sebbene alle abitazioni degli ebrei fossero anche intramezzate quelle dei cristiani. Gli israeliti abitavano in sei edifici, alcuni dei quali a più piani; all’ultimo della casa di Marco Koen c’era un locale adibito a sinagoga e in città esistevano ben quattro banchi di pegno che continuarono a funzionare anche dopo l’istituzione del vicino Monte di pietà.
Il loro cimitero era sito alle Mura del Colmarion: vi sono state rinvenute due lapidi funerarie della famiglia Gentili (Hefeà in ebraico), una di Gershon Kohen, figlio del rabbino  Mose Hefeà, recante la data 1528 (more iudaico 5288) e l’altra di sua moglie Hannah, recante la data 1513 (more iudaico 5273).

Treviso

La presenza ebraica è documentabile in città fin dal X secolo, ma si hanno documenti che attestano l’attività di prestito solo dal 1294. Gli ebrei furono cacciati dalla città nel 1509, dopo che le loro case erano state saccheggiate durante un tumulto popolare. Fino al 1861 il decreto di espulsione era ancora leggibile sulla Piazza dei Signori. Un piccolo gruppo tornò dopo l’eccidio di Asolo, ma dopo la metà del XVI secolo non si hanno più notizie di ebrei in città.
La comunità ebraica si era stabilita nell’area del Portico Oscuro dove c’era anche la Sinagoga (al n.11 della via), nei pressi di via S. Vito (dove si vedono ancora i segni dei cardini di un pesante cancello) e in via Palestro, mentre i banchi si trovavano in prossimità della Torre del Cambio in Calmaggiore. Il loro cimitero era in borgo Cavour; nel 1880 durante lavori di scavo lungo il torrione delle mura di San Teonisto, vennero alla luce 27 lapidi – di cui solo quattro interamente leggibili – che ora sono collocate nel giardino di Ca’ De Noal.

Giavera del Montello

In questo paese, noto ai più per essere stato teatro dell’ultimo anno della Grande Guerra, sono state rinvenute tre antiche lapidi ebraiche, unica traccia della presenza di questa comunità di cui però non si hanno altre notizie.

Portobuffolè

Un piccolo gruppo di ebrei esuli da Colonia si stabilì a Portobuffolè verso il 1430 e qui praticò l’attività di prestito con un tasso di circa il 12%. Si stabilirono nei pressi di Porta Friuli, vicino alla Loggia del Fondaco dove all’epoca si svolgevano tutti gli scambi commerciali. L’attuale Duomo fu probabilmente edificato sui resti della loro sinagoga.
Nel marzo del 1480, durante la Pasqua ebraica, la comunità ebraica fu accusata dell’omicidio a scopo rituale di un piccolo mendicante cristiano, Sebastiano Novello. Nonostante la Serenissima avesse inizialmente pubblicato una Ducale per difendere gli Ebrei, alcuni confessarono l’omicidio sotto tortura. Al termine del procedimento penale – durante il quale furono nuovamente torturati – alcuni subirono il carcere e poi furono banditi dal territorio, altri furono bruciati vivi tra le colonne di Piazza San Marco.
Il Senato inoltre ordinò l’espulsione, la confisca di tutti i loro beni e istituì in città il Monte di Pietà.

Conegliano

Vittorio Veneto

Vittorio Veneto nasce nel 1866 per volontà del re Vittorio Emanuele II che decide di unire due paesi di antiche origini: Ceneda e Serravalle.
Entrambe città prospere, ospitarono comunità ebraiche delle quali si possono ancora individuare importanti tracce.
Ceneda. Il centro di Ceneda vanta antiche origini. Testimoniano il suo importante passato molti monumenti di pregio. Dal 1597 visse a Ceneda una piccola comunità ebraica che divenne prospera nel corso del XVIII secolo e che diede i natali anche a Lorenzo da Ponte, divenuto poi il librettista di Mozart. Rivestono ancora particolare interesse storico artistico il Ghetto e il cimitero ebraico.

Il Ghetto era collocato nella congiunzione di tre arterie stradali: via Daniele Manin (prima chiamata via Salsa), via Lorenzo Da Ponte (già via Calcada o Calcalda) e via Beniamino Labbi (detta la Bella Venezia).

Nel piccolo borgo, costituito da abitazioni, una sinagoga e un magazzino per cereali di cui restano importanti tracce, gli ebrei svilupparono le loro attività commerciali tra cui il primo banco di prestito gestito da Missier Israel Ebreo, originario da Conegliano. Proprio questa pratica finanziaria contribuì a dare nuova linfa all’economia locale, ma non mancarono le ostilità nei confronti di una popolazione che, proprio per la sua intraprendenza negli affari, veniva avvertita molto spesso come una minaccia.
Il Cimitero ebraico in località Cal di Prade entrò in funzione dal 1857, perché in precedenza le inumazioni erano effettuate in quello di Conegliano. Tutt’ora in uso, anche se a Vittorio non c’è più una comunità ebraica, è cinto da mura lungo le quali sono disposte le lapidi di una trentina di famiglie.

Serravalle: fu uno più importanti centri della Serenissima in terraferma, che dovette la sua ricchezza alla posizione favorevole ai commerci e alla realizzazione di prodotti di alta qualità, quali le armi ed i tessuti. Nel 1420 il Consiglio permise ad un gruppo di ebrei di soggiornare in città e di prestare denaro, ma la fondazione del Monte di Pietà nel 1542 spinse molti di loro ad abbandonare il paese. Oggi le uniche tracce del loro passaggio si possono rintracciare in quella che fu la zona del ghetto (via Piai).

Percorso pedonale in centro storico a Conegliano – “Conegliano Urbs Picta”

In epoca rinascimentale Conegliano fu protagonista di un processo di rinnovamento architettonico e urbanistico che rispecchiava le favorevoli condizioni sociali ed economiche del territorio, il quale, sottoposto al dominio della Serenissima, godeva ormai da tempo i vantaggi portati dalla lunga pax veneziana che aveva favorito i commerci e le rendite agricole.
Molti furono in questo periodo i nuovi palazzi costruiti nella Contrada Granda che si era sviluppata ai piedi del castello e numerosi furono gli interventi ad affresco realizzati in edifici civili e religiosi che trasformarono la città in una vera Urbs picta.
Nonostante i danni provocati dal tempo, dagli agenti atmosferici e dalle guerre restano ancora numerose testimonianze di affreschi rinascimentali in città che cercheremo di farvi scoprire lungo questo percorso pedonale che ha inizio sulla sommità del colle che sovrasta la città.
All’interno del Museo civico ospitato nella Torre della guardia, sono esposti alcuni affreschi staccati di cui, in questo itinerario, segnaliamo unicamente quelli provenienti dal centro storico di Conegliano.
Al piano terra, nella  Sala Vazzoler è esposto, suddiviso in sette pannelli, un affresco proveniente dalla distrutta chiesa di Sant’Antonio Abate di Conegliano che sorgeva nei pressi dell’attuale piazza Duca d’Aosta. Dipinto attorno al 1514 da Giovanni de Sacchis detto il Pordenone (Pordenone 1483 c. – Ferrara 1539), raffigura la Madonna con Bambino (di fattura posteriore), Santa Caterina e Santo AgostinianoSanta Maria Maddalena e San Tommaso Becket.
Ai piani superiori sono visibili:
 Dario da TrevisoMadonna in trono con Bambino, seconda metà del XV secolo. L’affresco proviene da una parete del pianerottolo che collegava il nuovo Palazzo Montalban, di via XX Settembre a Conegliano con il matroneo dell’Oratorio della Madonna della Salute.
– Pittore veneto della prima metà del QuattrocentoMadonna con Bambino tra angeli e devoto. In origine l’affresco si trovava in una casa ora distrutta situata sulla sinistra del Duomo di Conegliano; essa faceva parte dell’Ospizio per pellegrini edificato dalla Confraternita dei Battuti.

Nel piazzale del Castello si trova la chiesetta di Sant’Orsola che conserva nella parte absidale tracce degli affreschi di quella che, fino al 1757, era la Collegiata di San Leonardo. Tra le immagini superstiti è infatti riconoscibile proprio il santo di Limoges.
Scendiamo ora dal colle attraverso la suggestiva Calle Madonna della Neve.
Dove un tempo vi era la Porta della Castagnera, fu edificata la chiesetta della Madonna della Neve che dà il nome alla via. Al suo interno si può ammirare un affresco dipinto in due momenti differenti: al centro vi è La Madonna del latte la cui realizzazione – databile poco dopo la metà del Quattrocento – è stata attribuita a Giovanni Antonio da Meschio, mentre gli angeli musicanti e quelli che reggono turibolo e navicella sono stati aggiunti nel Cinquecento dal pittore coneglianese Francesco Beccaruzzi.

Terminata la calle, giriamo a destra in via Edmondo De Amicis. Al civico 3, in quella che ora è una abitazione privata, vi era l’antica Sede della Confraternita della Beata Concezione. In quella che era la sala delle riunioni, sono conservati degli affreschi raffiguranti San Rocco, un santo vescovo, la Vergine con il Bambino, Sant’Anna, San Sebastiano e San Francesco che presenta la chiesa; questi sono stati probabilmente eseguiti agli inizi del XVI secolo da Francesco Pagani, detto da Milano.

Poco più avanti, sulla destra, si trova la scalinata che conduce all’ex Convento di San Francesco.
Durante i restauri eseguiti agli inizi del Duemila sono tornati alla luce elementi decorativi ad affresco sia nelle pareti del chiostro cinquecentesco, sia nelle sale utilizzate dal Tribunale dell’inquisizione. Inoltre, nella sala adibita a foresteria, è ammirabile un paffuto San Francesco che accoglie i visitatori a braccia aperte; nella sala attigua, infine, è ricomparso un lacerto di affresco che raffigura San Bonaventura da Bagnoregio, considerato uno tra i più importanti biografi di san Francesco d’Assisi.

Scendiamo ora la scaletta che ci conduce in via Beccaruzzi, dal nome del pittore rinascimentale che qui abitò nella casa ora sede degli Alpini di Conegliano.
Arrivati alla piazzetta, giriamo a sinistra in via Cima su cui si affaccia una delle prime case affrescate di Conegliano. La potrete riconoscere sulla vostra destra dal “regalzier” , l’elemento decorativo a finto ammattonato rosso che in territorio veneziano comincia ad essere utilizzato dalle seconda meta del XIV secolo. L’impianto dell’edificio e gli elementi vegetali fitomorfi che decorano la fascia sotto tetto inducono però a datare l’affresco al secolo XV.

Continuiamo a camminare lungo la via che nel Basso Medioevo era abitata da famiglie appartenenti alla piccola borghesia: artigiani, commercianti,… Dopo aver superato casa Cima dove visse il famoso pittore rinascimentale Giovanni Battista Cima (Conegliano, 1459/1460 – 1517 circa), la cui famiglia produceva tessuti, fermiamoci davanti alla casa sulla nostra sinistra che presenta tracce di affreschi in facciata. I restauri effettuati alcuni anni fa, infatti, hanno riportato alla luce – sotto diversi strati di intonaco – elementi fitomorfi disposti a losanga e, nella parte superiore, uno stemma al cui centro è raffigurato un “romano”, l’unità di peso utilizzata nella stadera, la bilancia il cui funzionamento si basa sul principio delle leve, probabile allusione alla professione esercitata dagli abitanti della casa.

Al termine della via, all’angolo con via Accademia, incontriamo Casa Sbarra, edificata probabilmente in due fasi dalla fine del XV secolo. La sua facciata era un tempo completamente ricoperta da affreschi di cui risultano ancora chiaramente leggibili quelli protetti dallo sporto del tetto. L’autore potrebbe essere quel Dario da Treviso (1420 circa – Conegliano, prima del 1498), delle cui elevate capacità il nostro territorio conserva molte attestazioni. La fascia decorativa del sottotetto potrebbe essere però di altra mano, da alcuni individuata in Girolamo Pennacchi (cfr. Giuliano Martin, Conegliano affrescata, Vianello Libri, 1989).

Nel Sottoportico si possono ammirare una Sacra Conversazione e una Crocifissione, di cui ancora si discute l’attribuzione.
Scendiamo ora fino in via XX Settembre, l’antica Contrada Granda, e giriamo a destra: il secondo edificio che troveremo è la medievale Casa Biffis: degli affreschi che in origine decoravano tutta la facciata oggi è leggibile solo la fascia sotto il cornicione che presenta elementi tratti dal repertorio classico.

Poco oltre si affaccia sulla via l’attuale Duomo cittadino; la chiesa originale e la sovrastante sala delle adunanze furono però edificate dalla Confraternita dei Battuti nel XIV secolo.
In questo complesso si sono conservate molte opere affrescate: dagli elementi decorativi di fine Quattrocento presenti nelle navate alle immagini di San Lorenzo e Santo Stefano dipinte sui pilastri all’interno della chiesa, dalla lunetta raffigurante La Vergine tra i Battuti sopra la porta di ingresso agli elementi decorativi nel sottoportico. Due però sono i cicli di maggior valore, entrambi realizzati per decorare la sovrastante Sala dei Battuti:
– La facciata rappresenta il più grande affresco parietale di tutto il Veneto. Dipinto alla fine del XVI secolo da Ludovico Toeput detto il Pozzoserrato, un pittore fiammingo che dopo aver lavorato a Venezia con Tintoretto e aver soggiornato a Roma, si stabilisce nella Marca Trevigiana dove realizza importanti opere d’arte. In questa facciata, sopra le Sibille e i Profeti dipinti nelle vele tra gli archi, realizza delle scene tratte da episodi biblici, al centro delle quali pone la raffigurazione dei Battuti che, invocando la Vergine, salvano una nave in balia della tempesta, chiara allusione alle eresie che minavano in quel periodo l’esistenza stessa della Chiesa.
– L’interno della Sala fu invece affrescato da Francesco da Milano con un ciclo raffigurante la storia di Cristo, dalla sua nascita al Giudizio universale. L’abbattimento di una parete necessaria per ampliare l’ambiente richiese l’intervento successivo del Pozzoserrato, che realizzò le scene della Creazione del Mondo, Creazione di Adamo ed Eva e Il peccato originale, mentre sono probabile opera di collaboratori L’Annunciazione, la Visitazione e La Natività dipinte sul lato minore della sala.

Poco più avanti, sempre su via XX settembre, ma dall’altro lato della strada, si affaccia Palazzo Graziani, ora Bidasio Zoppas, il cui recente restauro ha rimesso in luce gli affreschi con elementi decorativi, una scena pastorale e una figura femminile su sfondo rosso realizzati tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo.
Ritornando ora sui nostri passi, all’angolo con Piazzetta XVIII luglio 1866, potremo ammirare Casa Dalla Balla ora Piutti decorata con affreschi cinquecenteschi raffiguranti elementi decorativi e personaggi dai tratti caricaturali.

Superata Piazza Cima e la laterale Via Sbarra – su cui si affaccia l’edifico ex sede dei pompieri, le cui quattrocentesce decorazioni parietali dovevano ingentilire quello che in origine forse era l’antico edificio comunale – ci troveremo accerchiati da case affrescate: sulla nostra sinistra Palazzo Grimani Vettori che sfoggia nella parte superiore il galero cardinalizio e lo stemma della famiglia Grimani, mentre nelle fasce inferiori sono recentemente riemersi scene policrome e monocrome tra cui la Lupa con Romolo e Remo, soggetto appropriato per questa importante famiglia veneziana che aveva vaste proprietà e agganci politici a Roma; alla nostra destra invece si trova Casa Colussi, ex sede dei Cavalieri del podestà, che presenta ancora importanti tracce della decorazione ad affresco che un tempo ricopriva la facciata con scene allegoriche, scomparti floreali e festoni. Recenti restauri hanno riportato alla luce affreschi anche negli ambienti interni.

Sotto il portico si può ammirare un affresco dalla iconografia insolita: sullo stesso largo trono marmoreo con elementi decorativi di gusto rinascimentale siedono una severa Vergine con il Bambino a destra e Il Padreterno che regge il crocifisso a sinistra.

Poco più avanti troviamo a sinistra Palazzo Sarcinelli che presenta nell’androne, nella controfacciata e nel piano nobile affreschi cinquecenteschi, alcuni dei quali attribuiti a Riccardo Peruccolo (Zoppè, tra il 1515 e il 1520 – Conegliano, 1568), sfortunato artista locale condannato ad essere bruciato sul rogo perché ritenuto eretico.

Sul lato opposto della via si affacciano altri palazzi decorati ad affresco, testimoni dell’antica Urbs picta; sono ancora ben visibili infatti le immagine di una giovane donna che legge, di un cavaliere e di Adamo ed Eva.
Poco più a vanti, sul lato sinistro della via si trova l’antico Monte di Pietà, affresca nel 1525 da Ludovico Fiumicelli (1500 ca – 1582) con la Pietà e Angeli reggenti gli strumenti della passione.

Chiude la via – e il nostro itinerario – Porta Monticano o del Leone, così denominata per l’immagine affrescata dal Pordenone nella nicchia batti ponte.

Festa della Madonna della Salute: tutto quello che devi sapere, nonostante il maltempo

Se sei veneziano di sicuro la conosci. La Festa della Salute non è una ricorrenza turistica, ma prettamente religiosa e, come il Redentore, ricorda una terribile pestilenza accaduta negli anni 1630-31: il Doge dell’epoca pronunciò alla Vergine Maria un voto chiedono la sua intercessione affinché la malattia cessasse di causare morti. Ancora oggi, ogni 21 Novembre migliaia di cittadini vanno in visita alla Chiesa della Salute per porre il propri omaggi e preghiere alla Vergine Maria.  L’usanza vuole che si accenda un cero in segno di gratitudine.

Quest’anno la riconrrenza ricade pochi giorni dopo l’acqua alta che ha devastato la città, una città che, nonostante tutto e nonostante la fatica di chi la vive e la ama, non ha intenzione di fermarsi. Ecco gli eventi che caratterizzeranno queste giornate importanti per Venezia.

Apertura ufficiale

L’apertura ufficiale e la benedizione del ponte votivo sul Canal Grande è fissata per martedì 19 novembre alle ore 14.30, presso il traghetto di S. Maria del Giglio e alla presenza del Sindaco, delle autorità cittadine e del Patriarca. Alle ore 15.00 e presso il Seminario Patriarcale alla Salute, si terrà la presentazione del libro (edizioni Marsilio) “White Marble and the Black Death. Il marmo bianco e la peste nera” sulle opere dell’altare maggiore della basilica;  interverranno all’incontro il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia, la presidente della Fondazione Venetian Heritage Onlus Valentina Marini Clarelli Nasi e l’amministratore delegato di Marsilio Editori Luca De Michelis. Il volume è stato pubblicato grazie al sostegno di Venetian Heritage. Il Patriarca Francesco Moraglia presiederà la Messa solenne di giovedì 21 novembre, alle ore 10, nella Basilica della Salute a Venezia e guiderà, inoltre, il pellegrinaggio diocesano dei giovani in programma la sera della vigilia (mercoledì 20 novembre), a partire dalle ore 18.15 con ritrovo in Piazza San Marco per incamminarsi poi verso la basilica della Salute (dove l’arrivo è previsto verso le ore 19.15 con chiusura dell’evento intorno alle 20/20.15). Nel corso del pellegrinaggio è previsto l’intervento-testimonianza della missionaria saveriana suor Maria Angela Bertelli, a lungo impegnata in Africa e in Thailandia.

 

Le celebrazioni

Basilica della Salute (Venezia)

  • Sabato 16 novembre le Messe si svolgono alle ore 11 – 16 (converge qui il pellegrinaggio dei religiosi e delle religiose)
  • Domenica 17 novembre le Messe saranno celebrate alle ore 8 – 9.30 – 11 – 12 – 16 – 17 (alle 15 recita del rosario e canto delle litanie)
  • Lunedì 18 novembre le Messe sono previste alle ore 11 – 16 – 17 (alle 15 recita del rosario e canto delle litanie)
  • Martedì 19 novembre, alle ore 14.30, dal traghetto di S. Maria del Giglio apertura e benedizione del ponte votivo sul Canal Grande alla presenza del Sindaco, delle autorità cittadine e del Patriarca; le Messe si terranno alle ore 10 – 11 – 16 – 17 (alle 15 recita del rosario e canto delle litanie)
  • Mercoledì 20 novembre le Messe sono fissate alle ore 9 – 10 – 11 – 12 – 15 – 16 – 17; alle ore 14.30 è fissata la solenne apertura del pellegrinaggio cittadino mentre intorno alle ore 19.15 culminerà all’esterno e dentro la basilica il pellegrinaggio diocesano dei giovani (v. sopra)
  • Giovedì 21 novembre – giornata della festa liturgica della Madonna della Salute – la basilica rimane aperta ininterrottamente e le Messe si susseguiranno ad ogni ora dalle 6.00 alle 20.00. Alle ore 10.00 si svolge, in particolare, la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal Patriarca Francesco Moraglia; alle ore 22.00 è, infine, fissata la celebrazione di compieta (preghiera della sera)
  • Venerdì 22 novembre le Messe sono previste alle ore 10 – 11 – 15 – 16, mentre alle ore 17.00 si terrà un omaggio musicale alla Madonna della Salute
  • Sabato 23 novembre le Messe saranno alle ore 10 – 15 – 16 – 17 e, infine, domenica 24 novembre alle ore 9 – 10 – 11 (in suffragio di mons. Giuliano Bertoli nel XX anniversario della morte) – 16 – 17.

Hotel Ala

L’Hotel Ala di Venezia, una location fantastica per vivere la nostra città, un passo fuori dalle zone più frequentate. Hotel Leisure UPPER-MID SCALE, particolarmente indicato per soli adulti, coppie, coppie di amici, coppie di ogni gender e viaggiatori single. Imperdibile una visita serale al nostro American Bar Tarnowska’s. Le nostre Camere sono speciali – disegnate per il tuo Comfort – complete di ogni servizio.

Alcune in stile moderno e altre più tradizionali, in perfetto stile Veneziano.

Hotel Giudecca

Ci troviamo a Venezia, nell’Isola della Giudecca, la più grande della laguna con i suoi otto isolotti collegati dai tipici ponti. In questo contesto dal fascino lagunare sorge l’Hotel Giudecca Venezia, un hotel elegante, dal sapore vagamente retrò, al riparo dal caos turistico del centro storico. Nella sua conversione, questo gioiello architettonico ha conservato i tratti e la carica del suo incredibile passato. Un approdo privato sul canale della Palada ne fa da ingresso. Le 30 camere hanno mantenuto un tratto antico e sofisticato pur offrendo i più moderni comfort. 

L’hotel è il punto di partenza ideale per chi vuole vivere la Venezia autentica e bohémienne, la Venezia dei salotti aristocratici, degli intrighi e delle leggende. La Venezia dei pescatori, degli artigiani che da tempo hanno scelto l’isola per le proprie attività commerciali, e dei fuggiaschi, che qui si sono rifugiati nel corso dei secoli.

Tutto questo a un breve tratto dal cuore della città, Piazzale San Marco, che dall’hotel si raggiunge in pochi minuti di navigazione.

ASSUNTA. Gli eventi per la celebrazione dei 500 anni dell’opera di Tiziano ai Frari

Dal 1518 al 2018.
Questi tutti gli eventi in calendario per la celebrazione dei 500 anni dell’Assunta di Tiziano alla Basilica dei Frari

4 maggio
Concerto di apertura

ore 21:00 Coro Cantori Veneziani
Visioni Sonore

16 maggio
Evento inaugurale

ore 20:30 Paola Marini, direttrice delle Gallerie dell’Accademia,
racconta l’Assunta di Tiziano

19 maggio
Compleanno dell’Assunta
All day Open day con visite guidate gratuite
Servizio filatelico di Poste Italiane con annullo speciale
ore 18:30 Santa Messa solenne
presieduta da Mons. Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia

4 luglio
Concerto corale

ore 21:00 Coro del Teatro La Fenice di Venezia
Maestro del coro Claudio Marino Moretti

15 agosto
Concerto nella Festa dell’Assunta

ore 16:00 Solisti della Cappella Marciana
Vespri dell’Assunta di Claudio Monteverdi

Quello che non sai di Piazza San Marco

Quello che non sai di Piazza San Marco

Piazza San Marco è senza dubbio una delle piazze più famose e meravigliose del mondo, non per essere di parte ma ogni volta che mi trovo davanti alla Basilica mi soffermo ad ammirarla per qualche minuto, in silenzio, come se non l’avessi mai ammirata prima di allora. Se vi capita andateci di notte, è ancora più suggestiva. La sua imponenza è in grado di catturate lo sguardo e la mente, riempiendo il cuore. Molti di voi conosceranno la sua storia o avranno partecipato a qualche gita scolastica o tour con guida. Molto bene. Probabilmente però c’è qualche curiosità che ancora non conoscete.. La forma attuale di Piazza San Marco non è com’era in principio. Quella che oggi è l’area monumentale più frequentata di Venezia, è l’esito di successive modifiche ed espansioni. In origine la Piazza era destinata a diventare un grande orto, attraversata dal Rio Batario e dagli attuali rii della Zecca e del Cavalletto. Il maestoso Palazzo Ducale un tempo era un castello con torri e recinzioni, circondato da un canale. Dove ora si trova la piazzata, un tempo vi era un bacino adibito al carico e scarico delle merci. La zona iniziò a diventare simile ad oggi nel 826, quando a Venezia arrivò il corpo di San Marco e avvenne l’edificazione della prima Basilica. Purtroppo nel 976 un grosso incendio distrusse tutto, Basilica e Palazzo Ducale compresi. Nel 978 fu costruita una seconda Basilica e anche Palazzo Ducale fu riportato alla luce. Nello stesso anno, il Doge Pietro I Orseolo, fece costruire vicino al Campanile, un ospizio per pellegrini malati e bisognosi. Nel 1264 Piazza San Marco venne infine pavimentata con mattoni disposti a spina di pesce.. da qui in poi iniziò il corso che portò quest’area a divenire il salotto più magico di Venezia.

Venezia, itinerario di una “mestrina doc”

Premetto di non essere veneziana. Sono mestrina ed è giusto puntualizzarlo. Non perché abbia qualcosa contro i veneziani, anzi, il punto è che non posso avere le loro competenze in tema itinerari.

Ad ogni modo, avendo molti amici “lagunari” e bazzicando l’isola ogni qualvolta ne abbia l’occasione, negli anni ho creato un mio itinerario, un piccolo scrigno di consigli che sfodero con orgoglio a tutti i forestieri che prima di venire a Venezia mi chiedono cosa possono visitare, oltre alle più comuni e famose Rialto e Piazza San Marco, questo è chiaro.

San Pietro di Castello
San Pietro di Castello si trova nella parte nord-orientale dell’isola, ed è essa stessa un’isola. È la zona più popolare di Venezia, la mia preferita.
Nelle vicinanze è piacevole visitare i Giardini della Biennale e Sant’Elena, dove si trova il mitico stadio Pier Luigi Penzo. Non che io sia un’appassionata di calcio ma i veneziani lo amano.

Arsenale
Tornando verso San Marco merita una capatina l’Arsenale, meglio se verso il tramonto. Al suo interno ospita spesso spazi espositivi privati o collegati alla Biennale.

Dorsoduro
In questo Sestriere ci sono un sacco di cose affascinati da vedere. L’antico si fonde con il moderno a suon di riflessi sull’acqua. Andate alla Collezione Peggy Guggenheim, alla Basilica della Madonna della Salute e poi proseguire fino a Punta della Dogana. Arrivati qui date libero sfogo alla vostra vena da fotografi. Davanti a voi avrete una delle cartoline più belle del mondo.
È una bella zona anche per i negozi.

Zattere
Per me le Zattere sono sinonimo di gianduiotto. Camminate fino alla Gelateria da Nico e fate il pieno di calorie: il gianduiotto con panna è un’istituzione. Per molti è anche un anti depressivo o semplicemente un momento di puro godimento. Per me è tutto questo insieme di cose. Tranquilli, i sensi di colpa arrivano dopo averlo mangiato, in ogni caso con quello che si cammina a Venezia, tutto è concesso!

Giudecca
Davanti alle Zattere si trova l’Isola della Giudecca, chiamata anche Isola delle Foche. Una volta era l’isola dei galeotti e dei banditi, ma da una ventina d’anni si è rivalutata parecchio.
Musicisti, artisti e locali si sono trasferiti qui.
Molto famoso è il Mulino Stucky, (una volta granaio della Serenissima ora Hotel Hilton). Qui potrete godervi un aperitivo blasonato sullo skyline. Un’ po’ esoso il conto ma ne vale la pena. Inoltre, se consumate qualcosa potrete usufruire della lancia che vi porterà gratuitamente dall’altra parte della sponda o in Piazza San Marco.
Dalla parte opposta dell’Isola troverete la Casa dei Tre Oci, dove ci sono sempre mostre fotografiche di ottimo livello.

San Marco
Oltre alla piazza, alla Basilica e a Palazzo Ducale, tutti consigli scontati, andate a vedere la Libreria Acqua Alta, unica nel suo genere. La zona è bella e poco battuta, praticamente Santa Maria Formosa.

Strada Nuova e Fondamenta della Misericordia
Bancari e Cichetti migliori sono concentrati qui.

Rialto
Se amate lo shopping virtuale o se disponete di finanze illiminate, fate un giro al Fontego dei Tedeschi, il nuovo centro commerciale di lusso, concentrato dei top brand internazionali.
Accessibile anche ai meno abbienti, offre una terrazza panoramica sul tetto dalla quale si ha un’incredibile vista su Venezia. E’ gratis, io ci sono stata! 😉

Isola di San Lazzaro o Isola degli Armeni
Bella, in periodi estivi merita. Ma questa è una tappa da fare se il proprio soggiorno dura un po’ di più di un weekend.

Per quanto riguarda mostre ed eventi, navigate pure il sito Venezia.net 😉

Enjoy!

Maddalena Ganz

Chiesa di San Giorgio Maggiore

La bellissima Chiesa di San Giorgio a Venezia si staglia sul Bacino San Marco

La Chiesa di San Giorgio Maggiore, progettata da Palladio nel 1566, si erge sull’isola omonima stagliandosi con tutta la sua imponenza sul Bacino San Marco e la Piazza. Per la facciata Palladio ha adattato al santuario cristiano alcuni elementi tipici del tempio pagano classico con un frontone trinagolare e grande pronao a quattro colonne. L’interno della Chiesa di San Giorgio è molto luminoso grazie alla luce che penetra da larghe aperture ispirate alle antiche terme e che inonda i muri sove la piatra d’istria si alterna agli stucchi. in fondo quattro gradini e una balaustra isolano gli stalli dei monaci (del vicino monastero) dal coro quadrato e delimitato agli ancoli dalle colonne. Il coro è decorato da tele del Tintoretto: la Raccolta della manna (sinistra) e L’Ultima cena (destra). da non perdere è la straordinaria vista che si gode dal campanile (uno dei pochi a Venezia dove si può entrare, salire e godersi lo splendido panorama) eretto nel 1726 da Scalfarotto.

Come arrivare : Vaporetto della linea Actv 2 con fermata San Giorgio in partenza da:
San Zaccaria (durata del viaggio di circa 3 minuti)
Ferrovia (durata del viaggio di circa 45 minuti)
Piazzale Roma (durata del viaggio di circa 40 minuti)

Orari di apertura: La Basilica è aperta tutti i giorni: Aprile – Ottobre dalle 9.00 alle 19.00; 
 Novembre – Marzo dalle 8.30 alle 18.00.

(Le visite sono sospese durante le funzioni liturgiche).

Orari Ss. Messa

Tutti i giorni dal lunedì al sabato viene celebrata la Ss. Messa alle ore 7.40 del mattino presso la cappella della Deposizione, domenica la Messa viene celebrata alle ore 11.00 in Basilica.

Entrata alla Chiesa gratuita. Entrata al Campanile 6,00 €

Scopri i Tour sull’isola

Basilica di Santa Maria della Salute

La candida Basilica della Salute si staglia in tutto il suo candore sul Canal Grande

La Basilica della Salute è una delle poche chiese costruite per diretta decisione del Senato veneziano. Lo scopo era ringraziare la Vergine per aver fatto cessare una delle peggiori epidemie di peste che colpì Venezia. Il Santuario si erge in uno dei luoghi più prestigiosi della città, sul Canal Grande in prossimità del Bacino  San Marco. La soluzione architettonica scelta per la Basilica della Salute era assolutamente rivoluzionaria per l’epoca e nacque dal progetto di un giovanissimo architetto: Baldassarre Longhena. Il grandioso monumento a pianta ottagonale, completamente rivestito di pietra d’istria, coronato da 2 cupole e fiancheggiato da due campanili venne costruito all’interno di un tessuto urbano assai modesto che ne risaltava la bellezza. Tuttora è una delle più belle e originali chiese veneziane. Anche l’interno della Basilica della Salute è assolutamente mozzafiato: sei cappelle si innestano intorno allo spazio centrale coperto da un’alta cupola sorretta da otto enormi pilastri. L’altare maggiore venne progettato anch’esso dal Longhena che lo animò con le sculture di Josse Le Court (1670). Oltre alla sculture di Bartolomeo Bon, Tullio Lombardo e Gianmaria Morlaiter, la Basilica racchiude anche numerosi capolavori come la Pentecoste, San Marco in trono con i Santi Sebastiano, Rocco, Cosma e Damiano, il Sacrificio di isacco, Davide e Golia di Tiziano, e Le Nozze di Cana del Tintoretto. Ogni anno la Basilica della Salute è meta di pellegrinaggio in occasione di una delle Feste veneziane più folcloristiche e sentite: la Festa della Madonna della Salute (21 novembre). Un ponte di barche viene costruito per unire le due sponde del Canal Grande e i pellegrini si recano ad accendere un cero in Chiesa, dopo aver fatto un giro tra le numerose bancarelle aperte nel vicino Rio terrà.

Orari di apertura della chiesa:
lunedì-sabato: 9.30-12.00 e 15.00-17.30
domenica: 9.30-12.00 e 15.00-17.30

Orari di apertura della sacrestia per la visita:
lunedì-sabato: 10.00-12.00 e 15.00-17.00;
domenica: 15.00-17.00

L’ingresso alla Basilica, anche per la visita turistica, è sempre libero negli orari di apertura della chiesa. Per l’ingresso alla Sacrestia maggiore (Museo) viene invece richiesto un biglietto di ingresso per garantire il servizio di custodia, illuminazione e restauro delle opere custodite.

Biglietti di ingresso
Intero: € 4,00
Ridotto: € 2,00 (studenti, residenti Comune di Venezia, over 65, Giornalisti, FAI, ICOM, UNESCO, KEYVENICE, Gruppi da 5 a 35 persone, visitato Pinacoteca Manfrediniana)
Gratuito: € 0,00 (bambini di età inferiore ai 10 anni; portatori di handicap; religiosi/e; insegnanti accompagnatori di gite scolastiche (1 gratuità ogni 10 studenti).

Giorni di chiusura annuali:
mattino dell’8 giugno 2017
mattino del 13 giugno, festa di s. Antonio

 
 

La Basilica di San Marco

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La visita alla Basilica di San Marco a Venezia è assolutamente imperdibile per chi viene in vacanza in Laguna

Sul lato orientale di Piazza San Marco si erge in tutto il suo splendore la Basilica. Quella che oggi è la Basilica di San Marco era un tempo la Cappella dogale (solo nel 1807 il patriarcato della città venne spostato in questa chiesa, un tempo a esclusiva disposizione del Doge) , eretta tra il 1063 e il 1094 per raccogliere le spoglie di San Marco. La salma dell’Evengelista Marco, si dice, venne trafugata da Alessandria d’Egitto nell’828 da due mercanti, Rustico da Torcello e Buono da Malamocco, e appena giunse a Venezia, l’anno successivo, ricevette un’accoglienza straordinaria, tanto che il Doge in carica, Giustiniano Partecipazio, dispose subito la costruzione di un tempio in suo onore. Ma l’edificio che ne risultò venne completamente distrutto da un rovinoso incendio nel 976. La Basilica di San Marco, nella sua forma attuale, a croce greca con 5 grandi cupole, una per ogni campata, risalente invece al secolo successivo e sorta in forme bizantine, interpretate però romanicamente, fu progettata probabilmente da un architetto greco anche se attuata da maestranze veneziane e lombarde. La facciata consta di due parti, ciascuna con 5 grande arcate. Quella superiore, balaustrata, è arricchita dalla presenza di 4 cavalli di bronzo (copie) stupenda opera di arte bizantina, unica quadriga antica conservatasi fino ad oggi. Questi splendidi cavalli di bronzo dorato giunsero a Venezia con il ricco bottino di guerra raccolto dai Veneziani, guidati dal doge Enrico Dandolo, dopo la conquista di Costantinopoli al termine della IV Crociata nel 1204, insieme ad altre opere di valore inestimabile, molte delle quali sono conservate ancor oggi nel Tesoro della basilica. Il piano inferiore presenta un complesso intreccio di archetti sporgenti, ordini sovrapposti di colonne, rilievi e decorazioni. II fianco della Basilica di San Marco, verso Palazzo Ducale è introdotto, all’angolo, dalla Pietra del bando, da cui venivano lette le ordinanze della Repubblica. Seguono il portale d’accesso al Battistero e, agli opposti, i due Pilastri Acritani portati dalla città di S Giovanni d’Acri dopo il 1256. Sullo spigolo è il gruppo in porfido dei Tetrarchi, probabile opera siriaca del IV secolo raffiguranti effigi di Diocleziano e degli altri tre imperatori che con lui regnarono alla fine del III sec; la tradizione popolare vuole invece che si tratti di quattro mori, impietriti per aver tentato di trafugare il tesoro della Basilica. Per quanto riguarda l’INTERNO, avrete la possibilità di ammirare più di 4200 metri quadrati di mosaici, eseguiti nell’arco di 600 anni. Quelli che a parere unanime risultano essere i più belli sono senz’ altro i più antichi che potete vedere nella Cappella della Pentecoste (la prima entrando). Anche il pavimento della Basilica di San Marco merita uno sguardo attento (anche se molto rovinato e coperto da tappeti), dato che è anch’esso a mosaico di marmi colorati e variegatissimi disegni del sec .XII (in parte vennero rifatti successivamente). L’altare maggiore custodisce l’urna di San Marco e alla sue Spalle è la Pala d’oro, grandioso lavoro di oreficeria bizantina in argento dorato. L’immagine più venerata in San Marco è senza ombra di dubbio la Madonna Nicopeia (operatrice di vittoria), anch’essa frutto del sacco di Costantinopoli perpetrato nel 1204 come il resto del nucleo originario del Tesoro di San Marco che merita, di sicuro, una visita accurata.

Come arrivare:

da Piazzale Roma:

Con i vaporetti delle linee:

  • 1 (tempo: 40 minuti ca.)
  • 5.1 diretto (tempo: 20 minuti circa)
  • 2 diretto (tempo: 30 minuti ca.)

A piedi sono necessari circa 30-40 minuti.

Dalla Stazione Ferroviaria (Santa Lucia):

Con i vaporetti delle linee:

  • 1 che impiega circa 35 minuti,
  • 5.1 diretto (tempo: 25 minuti ca.)
  • 2 diretto, (tempo: 25 minuti ca.)

A piedi sono necessari circa 30-45 minuti

Orari Campanile di San Marco:

giorni feriali 10.30 – 18.30 (ultimo accesso 18.00)

sabato-domenica 10.30 – 21.30 (ultimo accesso 21.00)

Prezzi :

Ingresso: 10 €

Bambini tra 6 e 12 anni: 5 €

Minori di 6 anni: ingresso libero

Orari Museo di San Marco: 

10.00 – 18.00 (ultimo accesso 17.30)

Prezzi:

Ingresso: 5 €

Bambini tra 6 e 12 anni: 3 €

Minori di 6 anni: ingresso libero

Chiesa della Madonna dell’Orto

La Chiesa della Madonna dell’Orto può a buon diritto essere chiamata “la chiesa del Tintoretto”: difatti il grande artista trascorse la sua vita nelle vicinanze, qui vi è sepolto e i suoi teleri trasfigurano l’interno con il loro pathos. E’ originaria del XIV sec. ma venne ristrutturata durante il XV sec. e proprio per questo motivo nella sua facciata, tripartita in cotto, sono presenti elementi di transizione dal romanico al gotico e dal gotico al rinascimento. Al suo interno, a pianta “basilicale” in tre navate, è possibile ammirare partendo dalla navata di destra, “Giovanni Battista tra i SS.Pietro, Marco, Girolamo e Paolo” di Cima da Conegliano, la mistica “Presentazione di Maria al Tempio” di Tintoretto. Sulle pareti del Presbiterio troneggiano altre tre grandi tele dello stesso autore, il “Giudizio Universale, l’Adorazione del Vitello D’oro e Mosè riceve le tavole delle leggi”. Nell’Abside ammirate i teleri del Tintoretto: Fortezza, Giustizia, Temperanza, Coraggio. Continuando per la navata sinistra si può ancora ammirare, del suddetto artista, il “Miracolo di S.Agnese”, mentre la “Madonna col bambino” è di Giovanni Bellini.

Orari di apertura: lunedi-sabato: 10.00-17.00 (chiusura biglietteria ore 16.45);

Chiusura: domenica, 25 dicembre, 1 gennaio, Pasqua e 15 agosto.

Prezzo biglietto intero: € 3

Prezzo biglietto ridotto : € 1.50

 

Chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari

La Chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari, iniziata nel 1340 ma completata più di cento anni dopo, conserva memorie e fasti di più di 500 anni di storia veneziana, basta solo pensare che al suo interno si trovano le spoglie di Antonio Canova (nella navata sinistra vicino all’entrata principale). Si dice che l’arco trionfale nella seconda campata della navata destra segni il punto in cui sarebbe sepolto Tiziano. Nella facciata di stile tardo-gotico il portale dà accesso al solenne INTERNO costituito da tre navate, divise da dodici poderosi piloni. A chiudere la navata centrale è rimasto così com’era e dov’era, il meraviglioso Coro dei Frati con i suoi 124 stalli lignei, di Marco Cozzi, intarsiati con vedute di Venezia. Uno dei maggiori capolavori ammirabili all’interno è l’Assunta di Tiziano, dietro l’altare maggiore: immersa nelle calde tonalità dell’oro e del rosso la Vergine Maria ascende verso Dio. Nella sagrestia, alla destra dell’altare sopraccitato, potrete trovare la “Madonna col bambino e Santi”, famosissimo trittico di Giovanni Bellini, nella sua cornice originale. Nella Navata sinistra al secondo altare, avrete la possibilità di ammirare un’altra celebre pala di Tiziano, la “Madonna di Ca’Pesaro” dove, i personaggi dela Famiglia Pesaro insieme ai SS.Francesco D’Assisi, Antonio Da Padova e Pietro, rendono, in un ardita composizione, omaggio alla Madonna avvolta da un bianco e luminosissimo velo.

Come arrivare : Vaporetto linea 1 , 2 direzione Ferrovia e scendere a San Tomà.

Orario Visite:

Lunedì-Sabato  9.00 – 18.00 (ultimo ingresso 17.30)

Domenica e feste 13.00 – 18.00 (ultimo ingresso 17.30) 

Biglietto intero: € 3,00

Biglietto ridotto: 1,50 (studenti fino a 29 anni)

Biglietto gratuito: residenti nel comune di Venezia, bambini fino a 11 anni, portatori di handicap e accompagnatore, soci ICOM E ICOMOS, guide autorizzate e capigruppo in servizio, funzionari del MIBAC.

Il biglietto d’ingresso per la visita alle opere presenti in Basilica è chiesto come contributo per i restauri, la sorveglianza e l’illuminazione permanente di tutte le opere.

Chiesa di San Giovanni e Paolo

La Chiesa di San Giovanni e Paolo, che rivaleggia con quella dei Frari per grandezza, maestosità, e per la ricchezza di tesori dell’arte in essa ospitati, è un classico esempio di architettura gotica. E’ anch’essa costruita in cotto e possiede una grandiosa facciata che si erge verso il cielo. Una volta entrati attraverso il trecentesco portale, costruito con colonne portate da Torcello, rimarrete impressionati dall’ampiezza e dall’altezza delle tre navate: più di 100m in lunghezza e 32 in altezza. La facciata interna è occupata da 3 monumenti funerali ai Dogi Mocenigo, Alvise attorno al portale e Marcelle a destra. Nella navata di destra, al secondo altare, il “Polittico di S. Vincenzo Ferreri”, un’opera giovanile di Giovanni Bellini. Poco più in là sul soffitto della cappella di S.Domenico troverete la “Gloria di S.Domenico” di G.B.Piazzetta.

Continuando a camminare lungo lo stesso lato, nel transetto, arricchito dalla luce proveniente dalle meravigliose vetrate colorate delle finestrone, ammirate “Elemosina di S.Antonio” di Lorenzo Lotto, oltre ad alcune opere di Bartolomeo Vivarini. Nel presbiterio, dietro l’imponente altare maggiore attribuito a Baldassarre Longhena, altri monumenti a diversi Dogi, come Leonardo Loredan a destra e Andrea Vendramin a sinistra.

Nella Cappella del Rosario (non sempre aperta al pubblico) potrete vedere delle importanti tele del Veronese ivi custodite.

Orario giorni feriali :dalle ore 9.00 alle 18.00

Orario giorni festivi : dalle ore 12.00 alle 18.00
*nelle feste di Natale e Pasqua la Basilica chiude dalle ore 12.30 alle 16.00.

Prezzo biglietto intero:  3,50 euro;

Prezzo biglietto ridotto (fino a 12 anni): 1,50 euro;

Prezzo contributo guida : 7,00 euro;

Ingresso gratuito :

Per i residenti nel Comune di Venezia;

Per persone con handicap motorio e loro accompagnatori, guide turistiche autorizzate e professori che accompagnano scolaresche;

Per i presbiteri, i religiosi, le religiose e i seminaristi;