Un tour dei bacari veneziani

Se c’è un’attività che i veneziani amano davvero fare dopo una giornata di lavoro, è fare un giro nei bacari. Come potresti già sapere, lo Spritz è l’aperitivo più rinomato a Venezia, un cocktail preparato con prosecco, acqua e Aperol.

Per sperimentare l’emozione di un “tour dei bacari” senza dover spendere una fortuna, basta recarsi in uno di questi accoglienti locali. “Bacaro” è la parola veneziana che si riferisce a quei piccoli bar tipici di Venezia, dove puoi assaporare i caratteristici “cicchetti” (stuzzichini) e goderti un buon bicchiere di vino a prezzi accessibili.

Per vivere una giornata a Venezia come un vero veneziano, non perderti il Tour dei Bacari

 

TOUR DEI BACARI 

 

 

Durante il tuo tour a piedi potrai assaggiare:

  • Spritz: l’aperitivo veneziano per eccellenza. Il suo nome deriva da “spritzen”, una parola austriaca che si riferisce alla pratica del periodo bellico di annacquare il vino con bevande frizzanti. Negli anni ’20 fu inventato il drink che conosciamo oggi e all’acqua frizzante e al vino fu aggiunto l’Aperol dal gusto dolce.
  • Crostini: pane tostato farcito con sfiziosi prodotti della zona, come le ‘sarde in saor’ (sarde con cipolle caramellate, pinoli all’aceto e lievito), salumi, formaggi, salse al tartufo, ecc
  • Piatti caldi: specialità veneziane come risotto, mozzarella in carrozza, baccalà con farina di mais e melanzane alla parmigiana (melanzane con salsa di pomodoro, mozzarella e basilico)
  • Caffè espresso e cioccolato: concludi il tuo tour gustando uno dei migliori espressi della città, insieme a deliziosi cioccolatini artigianali preparati nella pasticceria più famosa di Venezia

La Venezia di Casanova

Nato nella parrocchia di San Samuele a Venezia da due modesti attori che recitavano nel teatro di San Samuele, Giacomo Casanova è ricordato principalmente come avventuriero e seduttore, il cui nome è diventato sinonimo di libertino.

La sua produzione letteraria è molto vasta, ma è la sua opera più celebre, “Histoire de ma vie” (Storia della mia vita), a contribuire in modo significativo alla sua fama di grande conquistatore di donne. In quest’opera, Casanova descrive con la massima sincerità le sue avventure, i viaggi e gli innumerevoli incontri galanti.

Uno dei momenti più famosi della sua vita fu la “Fuga dai Piombi“. Arrestato per aver sedotto molte donne di magistrati, si trovò rinchiuso in quel terribile luogo. Temendo una severa punizione, tentò di evadere scavando un buco nella sua cella, ma il suo primo tentativo fallì .

Il secondo tentativo avvenne con l’aiuto di un altro prigioniero rinchiuso in una cella vicina, il frate Marino Balbi. Scavarono un buco nel soffitto della loro cella e, dal tetto di Palazzo Ducale, si calarono fino al cortile. Fuggirono velocemente su una gondola che li portò sulla terraferma, permettendo loro di lasciare la Repubblica.

Casanova trovò inizialmente rifugio a Parigi ma, dopo un lungo viaggio attraverso l’Europa, nel 1774 riuscì a ottenere la grazia dagli inquisitori veneziani, permettendogli così di fare ritorno nella sua amata Venezia.

La sua ultima dimora veneziana si trovava in Barbaria de le Tole, dove condivideva la vita con una umile donna che, durante il periodo di esilio, gli aveva scritto numerose lettere affettuose.

Tuttavia, nel 1783, Casanova decise di lasciare Venezia per accettare un ruolo di bibliotecario a Dux, in Boemia e fu in questa nuova terra che visse gli ultimi anni della sua vita. Si spense nel 1798 venendo a conoscenza degli eventi della Rivoluzione Francese e della triste caduta della Repubblica di Venezia.

Se vuoi conoscere altri aneddoti e segreti della vita di Casanova non perderti il tour con una guida locale che ti farà esplorare luoghi unici passeggiando per stretti vicoli e tunnel di Venezia.

 

 

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Festa della Sensa 2023

Il 21 maggio 2023 a Venezia si terrà la Festa della Sensa, una festa in onore dell’Ascensione di Cristo (in dialetto veneziano Sensa) che celebra la millenaria storia della Serenissima, il suo rapporto con il Mare e la pratica della Voga alla Veneta.

Durante la festa si svolgeva il rito dello Sposalizio del Mare, in cui il Doge, a bordo del Bucintoro, raggiungeva la Basilica di S. Elena per ricevere la benedizione del Vescovo. La Festa culminava con il lancio di un anello d’oro nelle acque della Bocca di Porto per sottolineare il dominio di Venezia sul mare.

Oggi, l’evento è celebrato con competizioni di voga alla veneta e un corteo di imbarcazioni tradizionali a remi da San Marco al Lido dove, nella chiesa di San Nicolò, si svolge la consueta funzione religiosa.

 

Programma

  • ore 08.45 Giovanissimi
  • ore 09.45 Donne
  • ore 10.30 Uomini

 

Cerimonie

  • Ore 9.30- “Gemellaggio Adriatico della Festa della Sensa”
  • Ore 10.30 – Cerimonia dello Sposalizio del Mare davanti alla Chiesa di San Nicolò del Lido
  • Ore 11.00 – Santa Messa nella chiesa di San Nicolò del Lido

 

 

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La festa del Bòcolo, il 25 aprile a Venezia

La leggenda narra che la figlia del Doge Orso I Partecipazio, Vulcana, un triste giorno, il 25 aprile, ricevette per mano del prode cavaliere Orlando, una rosa bianca, macchiata di rosso dal sangue del suo amato Tancredi, caduto in battaglia.
Impietrita dal dolore si ritirò nelle sue stanze e fu ritrovata esangue con il suo bocciolo di rosa, tornato fresco come appena colto.
Ecco perché a Venezia il 25 aprile, oltre che festeggiare la liberazione d’Italia, è anche il momento del tradizionale Bòcolo, il bocciolo di rosa da regalare alla persona amata.

 

IL BOCOLO UMANO

Il 25 Aprile a Venezia ricorre inoltre la Festa di San Marco Evangelista, Santo Patrono della città; anche quest’anno sarà quindi una giornata ricca di appuntamenti che prenderanno avvio sin dalle prime ore del mattino per rinnovare una tradizione antichissima nella quale convivono mito e tradizione .
Il programma prevede celebrazioni ed eventi a Palazzo Ducale e in città come la costruzione del grande bòcolo umano in piazza San Marco.

 
 

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43^ edizione di Su e Zo per i Ponti

Divenuta negli anni un appuntamento fisso nel calendario degli eventi veneziani, si tratta di una passeggiata di solidarietà all’insegna del turismo sostenibile, nel rispetto dell’ambiente e del territorio.

Quest’anno lo slogan della Su e Zo per i Ponti recita “Meraviglia da condividere”: l’invito è di lasciarsi meravigliare dai luoghi meno noti della città, meno affollati e prevedibili, ma proprio per questo più veri e autentici.

Una grande novità per l’edizione 2023: l’Arsenale torna a spalancare le sue porte ai partecipanti della Su e Zo. Sarà presente un ristoro per ciascuno dei due percorsi: in Parco Savorgnan per il percorso completo e al Porto di Venezia per il percorso breve.

Il costo del cartellino di partecipazione in prevendita è di € 8,50 a persona (€ 9,50 il giorno della manifestazione, salvo esaurimento dei cartellini disponibili) e come per ogni edizione ogni eventuale utile sarà devoluto in beneficenza, quest’anno a favore della Missione Salesiana di Quebrada Honda, Perù. Sarà possibile sostenere la missione in Perù anche acquistando la T-shirt solidale dell’evento: per ogni capo venduto si devolverà un euro in beneficenza.

Ad ogni partecipante una medaglia da collezione e per i gruppi oltre i 50 iscritti una targa in ceramica artigianale.

PROGRAMMA:

Ore 08.30:

S. MESSA in Basilica di San Marco

 

Dalle ore 9.30 alle ore 11.00:

PARTENZA percorso completo da Piazza San Marco (11 km, 42 ponti)

 

PARTENZA percorso breve dal Porto di Venezia (5,4 km, 19 ponti)

Le partenze sono scandite in base alla fascia oraria prescelta in fase di iscrizione: 9.30, 9.45, 10.00, 10.15, 10.30, 10.45, 11.00.

 

Ore 13.00: PREMIAZIONI speciali dei gruppi più numerosi in Piazza S. Marco

 

Ore 15.00: CHIUSURA DELLA MANIFESTAZIONE

 

La manifestazione si svolgerà con qualsiasi condizione meteorologica.

Il Labirinto Borges

Nell’isola di San Giorgio Maggiore si trova uno dei parchi più belli d’Italia. 

Qui nel X secolo, i monaci benedettini fondarono il primo monastero, il Monastero di San Giorgio Maggiore, oggi sede della Fondazione Giorgio Cini.

In quest’isola è nato il progetto del Labirinto Borges con l’intento di celebrare la figura del grande scrittore argentino, Jorge Luis Borges, a 25 anni dalla sua scomparsa. L’idea è stata sviluppata dall’architetto inglese Randoll Coate, in collaborazione con la Fundación Internacional Jorge Luis Borges e con il supporto della vedova del celebre autore, Maria Kodama.

Nel giugno 2021 il labirinto ha aperto ufficialmente per la prima volta al pubblico, dieci anni dopo la sua creazione.

Il labirinto, che si estende per poco più di un chilometro, è stato ispirato dal famoso racconto di Borges “Il giardino dei sentieri che si biforcano”. Lungo il percorso, i visitatori possono trovare oggetti simbolici che richiamano le opere dello scrittore, tra cui specchi, clessidre, un bastone, una tigre, un enorme punto interrogativo e le iniziali della vedova Kodama.

Il Labirinto Borges è composto da 3200 piante di bosso, raccolte in siepi alte novanta centimetri, che sono state disposte in modo da formare il nome Borges due volte, visibile chiaramente dall’alto. Il labirinto è ben visibile dalla terrazza del Centro Branca della Fondazione, che permette una vista panoramica dall’alto.

 

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Il Latte dei Sogni: ultimi giorni per la Biennale Arte 2022

È ancora aperta al pubblico fino a domenica 27 novembre 2022 a Venezia, ai Giardini e all’Arsenale, la 59. Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo Il latte dei sogni, a cura di Cecilia Alemani, organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Roberto Cicutto.
La Mostra include 213 artiste e artisti provenienti da 58 nazioni, di cui 26 artiste e artisti italiani.

«La mostra Il latte dei sogni prende il titolo da un libro di favole di Leonora Carrington (1917-2011) – spiega Cecilia Alemani – in cui l’artista surrealista descrive un mondo magico nel quale la vita viene costantemente reinventata attraverso il prisma dell’immaginazione e nel quale è concesso cambiare, trasformarsi, diventare altri da sé. L’esposizione Il latte dei sogni sceglie le creature fantastiche di Carrington, insieme a molte altre figure della trasformazione, come compagne di un viaggio immaginario attraverso le metamorfosi dei corpi e delle definizioni dell’umano. La mostra nasce dalle numerose conversazioni intercorse con molte artiste e artisti in questi ultimi mesi. Da questi dialoghi sono emerse con insistenza molte domande che evocano non solo questo preciso momento storico in cui la sopravvivenza stessa dell’umanità minacciata, ma riassumono anche molte altre questioni che hanno dominato le scienze, le arti e i miti del nostro tempo. Come sta cambiando la definizione di umano? Quali sono le differenze che separano il vegetale, l’animale, l’umano e il non-umano? Quali sono le nostre responsabilità nei confronti dei nostri simili, delle altre forme di vita e del pianeta che abitiamo? E come sarebbe la vita senza di noi? Questi sono alcuni degli interrogativi che fanno da guida a questa edizione della Biennale Arte, la cui ricerca si concentra in particolare attorno a tre aree tematiche: la rappresentazione dei corpi e le loro metamorfosi; la relazione tra gli individui e le tecnologie; i legami che si intrecciano tra i corpi e la Terra

 

Foto: Marta Formentello

 

In occasione della chiusura della 59. Biennale Arte l’Aepe (Associazione Esercenti Pubblici Esercizi di Venezia) propone “Finissage Biennale di Venezia”, un appuntamento per festeggiare questo momento degustando specialità alimentari e vini tipici in compagnia.

Nelle giornate di venerdì 25, sabato 26 e domenica 27 novembre i pubblici esercizi di via Garibaldi animeranno la zona allestendo dei banchetti sui propri plateatici. Si potranno gustare cibi della tradizione veneziana come cicchetti, polpette, castradina, pasta e fagioli, e altre specialità.

11 novembre: San Martino a Venezia

La tradizione di festeggiare San Martino a Venezia risale a molti secoli fa, con la fondazione della chiesa dedicata al Santo nel 1540, per poi continuare fino ai giorni nostri, diventando una festa molto sentita ed amata dai veneziani, grazie soprattutto al tipico dolce di San Martino.

L’11 novembre coincideva con la fine delle celebrazioni del Capodanno dei Celti, il “Samuin”, che si svolgevano proprio nei primi dieci giorni del mese: il retaggio di questa festa pagana era ancora presente nell’ Alto Medioevo, e la Chiesa sovrappose il culto cristiano del santo più amato dell’epoca alle tradizioni celtiche.

A Venezia l’11 novembre di ogni anno si teneva una solenne processione, dalla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, dove veniva custodita la reliquia di San Martino, fino alla chiesa di San Martino di Castello.
Nelle case veneziane si accendeva un gran fuoco, venivano arrostite le castagne e si beveva in abbondanza.

 

 

Nonostante sia purtroppo una tradizione che sta scomparendo, l’11 novembre si possono incontrare ancor oggi in giro per Venezia bambini con corone di carta in testa che fanno un gran baccano battendo pentole e coperchi con mestoli di legno e contando sulla generosità e sulla simpatia dei negozianti per ottenere qualche monetina.

Con i soldi così raccolti, è usanza comprare il tradizionale dolce di san Martino, che esiste in due versioni: un dolce di pasta frolla con la forma del santo a cavallo munito di spada e mantello, guarnito con glassa di zucchero colorata, praline, caramelle e cioccolatini; oppure la versione più antica, un dolce di forma identica ma di cotognata. Tipici della festa sono anche i dolcetti di cotognata, detti persegada, di varie fogge.

 

Venice Fashion Week 2022

 

Torna a Venezia dal 19 al 29 ottobre 2022 la settimana della moda sostenibile e artigianale con un programma diffuso di sfilate, cocktail, conferenze e mostre.

 

Organizzata da Venezia da Vivere, Venice Fashion Week rende dal 2013 Venezia la sede di un dibattito internazionale sulla moda sostenibile, i mestieri d’arte e il design contemporaneo.

 

La settimana della moda di Venezia presenta collezioni di brand emergenti, artigianali e sostenibili italiani e internazionali, valorizza il talento creativo, presenta i maestri d’arte e il saper fare nel rispetto delle risorse ambientali e umane.

Per i visitatori, pubblico, buyer, stampa e operatori della moda, Venice Fashion Week rappresenta un’esperienza di arricchimento a ritmo lento, dove incontri e racconti sono fatti di persona, rispettando l’andamento di una città da salvaguardare.

Venezia infatti si propone come città esemplare per la transizione alla sostenibilità, hanno evidenziato gli organizzatori. E’ da sempre una fabbrica lenta di moda etica. Una moda caratterizzata da tessuti preziosi e durevoli. L’obiettivo della manifestazione  è proseguire l’attività svolta finora e trasformare la città in un laboratorio di talenti creativi, anche universitari, provenienti da tutto il mondo che producano magnificenza e qualità.

Venice Fashion Week è una manifestazione patrocinata dal Comune di Venezia e inserita nella programmazione per i festeggiamenti dei 1600 anni della Città. A Ca’ Farsetti è stata presentata la decima edizione dagli assessori al Turismo Simone Venturini e alla Promozione del territorio Paola Mar. 

Il calendario di Venezia – ha detto Venturini – è ora costellato di eventi di moda, iniziative di grande richiamo internazionale. Qui giunge un turismo ricercato in cerca di creazioni auteniche, eclusive e uniche, come quelle dei nostri artigiani dei settori moda, legno, gioielleria, vetro e così via. Dobbiamo far conoscere queste bellezze inserendole in un circuito complementare al turismo di altà qualità. Turismo e artigianato insieme dunque per elevare Venezia, che ora si propone anche come capitale della moda sostenibile. Torniamo ai capi esclusivi, che durano, creati con passione, con materie prime pregiate. Questa edizione della Venice Fashion Week permetterà di scoprire le bellezze artigiane di Venezia insieme a una serie di eventi collaterali”. 

 

Tutti gli eventi sono gratuiti con prenotazione scrivendo a info@venicefashionweek.com. È necessario attendere la conferma.

Gli eventi saranno dal vivo con dirette online dalle sfilate e dai backstage sui canali online di @veneziadavivere e @venicefashionweek.

 

Scopri tutto il programma qui

SUPAVENEZIA : prima edizione italiana di SupaStore

La galleria A plus A ospita dal 31 agosto 2022 la prima edizione italiana di SupaStore, un progetto ideato dall’artista e curatrice Sarah Staton nel 1993 a Londra. L’edizione veneziana è curata dagli studenti della School for Curatorial Studies Venice ed è un evento ufficiale della The Italian Glass Weeks 2022.

Ospitato in decine di destinazioni internazionali, tra cui New York (SupaStore Luxe . 1996, SupaStore Noir – 1997), Bregenz (SupaStore in the Mountains – 1998), Vienna (SupaStore Sleep -2014), Berlino (SupaStore Tina – 2015) e Lituania (SupaStore NIDA – 2020) e Corea del Sud (SupaStore Pressure Drop – 2021), durante i suoi oltre venticinque anni di carriera, la mostra ha ospitato artisti come Andy Warhol, Jeff Koons, Damien Hirst, Chris Ofili, Tracy Emin e Fiona Banner.

SupaVenezia esplora la pratica dello shopping come attività sociale, comunitaria, politica ed economica, mettendo in discussione i meccanismi neocapitalistici del mercato dell’arte. SupaStore ricalca l’idea di mercato esponendo un vasto numero di opere in edizione di multipli: un mezzo per rendere l’arte più accessibile sul versante economico e che ci invita a riconsiderare gli ideali di esclusività e autenticità.

Le opere esposte, molte delle quali ideate appositamente per la mostra, abbattono così le barriere che intercorrono tra mercato dell’arte e visitatori, proponendo prezzi più accessibili e alla portata di tutti. Alla base del consumismo, la produzione seriale degli oggetti permette un abbassamento dei prezzi con consequenziale allargamento del pubblico, un processo che in questo contesto viene applicato all’arte. Multipli, libri d’artista e non solo si potranno trovare nel SupaStore dove piccoli dettagli o impercettibili interventi concorreranno a rendere poetiche certe digressioni sull’impossibilità di avere due lavori identici.

Voci multiformi e corali si fondono in un caleidoscopio di più di trenta artisti e 16 giovani curatori provenienti da Australia, Sud Corea, Usa, Taiwan, Svizzera, Messico, Pakistan, Ucraina, Kazakistan, Brasile, Canada e Italia, che attraverso questa mostra in continuo cambiamento intendono questionare non solo l’odierno mercato dell’arte ma anche una società in cui benessere è spesso sinonimo di autodistruzione. Un processo che vede in Venezia un esempio emblematico.

Parte del ricavato delle opere in vendita di SupaVenezia sarà devoluto a We are here Venice, un’organizzazione indipendente senza scopo di lucro dedicata alla salvaguardia di Venezia come città viva. Inoltre, durante tutto il periodo di apertura sarà attivo un punto di raccolta donazioni per l’associazione presso gli spazi della galleria A plus A. Il progetto è realizzato con il supporto di Royal College of Art.

 

THE SCHOOL FOR CURATORIAL STUDIES VENICE

Si tratta di una scuola di nuova concezione attiva dal 2004 e nata come progetto formativo della Galleria A plus A, che ha come scopo la diffusione dei saperi nell’ambito delle arti visive e l’introduzione alle professioni relative all’arte contemporanea. L’offerta formativa prevede ogni anno due corsi principali, uno in italiano dalla durata di un anno scolastico e l’altro internazionale che si svolge nel corso dei mesi estivi. I corsi sono tenuti da docenti e professionisti del settore provenienti da varie parti del mondo e alla fine delle lezioni gli studenti si confrontano con il difficile compito di ideare, strutturare e realizzare un evento espositivo.

SARAH STATON

(1961) è un’artista che vive e lavora a Londra, UK, la cui pratica artistica fonde scultura, pittura, architettura, design, editoria, moda e tecnologia per creare oggetti e spazi che sono al medesimo tempo estetici e utilitaristici. Senior Tutor in Scultura presso il Royal College of Art di Londra, ha esposto a livello internazionale in musei e gallerie come la Tate Modern, il Victoria and Albert Museum, il Mount Stuart e l’Osan Musuem of Contemporary Art.

A PLUS A Gallery 

Galleria sita a Venezia diretta da Aurora Fonda e Sandro Pignotti dedicata alla sperimentazione di nuovi format espositivi e alla promozione di artisti nella produzione di mostre e progetti spesso site specific. Tra le principali attività della galleria c’è The School for Curatorial Studies Venice. Storicamente A plus A è stata la sede ufficiale del padiglione sloveno alla Biennale di Venezia dal 1998 al 2014.

WE ARE HERE VENICE

Organizzazione indipendente senza scopo di lucro dedicata alla salvaguardia di Venezia come città viva. Fondata nel 2015 da Jane Da Mosto e Liza Fior, opera sia come think tank che come piattaforma attivista, rafforzando le connessioni tra le migliori fonti di informazione disponibili, gli enti portatori di interesse e la comunità locale. Venezia, con la sua specificità, la sua storia e le sue complessità culturali, rappresenta un contesto unico per esplorare e agire su nuove e innovative politiche di resilienza. Le iniziative di We are here Venice spaziano da progetti specifici, come ricerche e internships, a iniziative di sensibilizzazione

I Musei Civici di Venezia riaprono le loro porte ai visitatori.

Da sabato 13 giugno 2020 Palazzo Ducale, Museo del Vetro a Murano e Museo del Merletto a Burano saranno aperti al pubblico.

I musei saranno accessibili ogni sabato e domenica da sabato 13 giugno fino a domenica 26 luglio con il seguente orario:

  • Palazzo Ducale dalle 10.00 alle 18.00 
  • Museo del Vetro dalle 11.00 alle 17.00 
  • Museo del Merletto dalle 12.00 alle 16.00

Biglietto d’ingresso a Palazzo Ducale gratuito:

  • residenti e nati a Venezia, bambini fino ai 6 anni
  • 5,50 euro: dai 6 ai 18 anni
  • tariffa ridotta 13,00 euro: tutti gli altri visitatori

L’ingresso a Museo del Vetro e Museo del Merletto sarà gratuito per tutti i visitatori.

Sarà possibile acquistare il biglietto d’ingresso a Palazzo Ducale on-line o tramite call center dal 4 giugno. L’acquisto sarà possibile anche presso la biglietteria, dove raccomandiamo l’uso di carte o bancomat ed evitare di utilizzare i contanti.

Fonte: https://www.visitmuve.it/it/aperture-muve/

M’illumino di meno. Anche Venezia e Mestre il 6 Marzo si spegne per l’ambiente

Per festeggiare insieme la Giornata nazionale del Risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili, a cura di Caterpillar (Rai Radio 2), anche quest’anno Il Comune di Venezia aderisce alla campagna di sensibilizzazione sui consumi energetici “M’illumino di meno”.

Proprio oggi venerdì 6 marzo 2020, dalle 18 alle 18.30, saranno spente le luci posti sulle facciate delle Procuratie Vecchie e Nuove in Piazza San Marco, i proiettori che illuminano la Piazza San Marco e la Basilica, dei punti luce dei palazzi Istituzionali di Ca’ Farsetti e Ca’ Loredan. A Mestre saranno spenti i punti luce centrali di Piazza Ferretto e della sede municipale. Si tratta naturalmente solo di un gesto simbolico, ma utile per sensibilizzare la città sulla tematica dei cambiamenti climatici, del risparmio energetico e della sostenibilità ambientale.

L’iniziativa di quest’anno è inoltre dedicata a promuovere le piantumazioni di alberi, piante e verde in generale. Lo scorso dicembre il Servizio del Comune che gestisce il verde pubblico ha piantato circa 200 alberi nel territorio comunale, per un veneziano sempre più green!

CARNEVALE 2020. Apertura con la Festa Veneziana sull’Acqua parte prima sabato 8 Febbraio

Come ogni anno, il via al Carnevale di Venezia spetta alla festa veneziana sull’acqua che sabato 8 Febbraio riempirà il Rio di Cannaregio con uno spettacolo mozzafiato.

Due sono i turni in cui sarà possibile vedere lo spettacolo in notturna, quando il canale si trasforma in un vero e proprio palcoscenico d’acqua:  strutture galleggianti trasferiscono sull’acqua il tema del Carnevale di quest’anno “Il Gioco, l’Amore e la Follia” in uno spettacolo di immagini e musiche acquatiche dal titolo “AMORIS CAUSAOnore alla più saggia delle follie. Passione e follia danzano insieme al suono di serenate lontane e promesse sussurrate. E’ il destino di chi ama, perennemente in bilico tra l’infinito e il qui e ora. Tutto a causa dell’amore!”

L’emozionante show sul Rio di Cannaregio, regia di Alessandro Martello, aprirà le folli danze amorose con due rappresentazioni, alle 19:00 e alle 21:00.
Lo spettacolo “AMORIS CAUSA” è realizzato con sapienza da Wavents, realtà Veneziana che propone spettacoli e performance di grande impatto, con la partecipazione di Opera Fiammae, specializzata nell’arte teatrale della manipolazione delle fiamme.

Un viaggio nei sentimenti e nelle emozioni che scalderà anima e corpo degli spettatori.
La festa veneziana prosegue la domenica 9 febbraio con il corteo acqueo delle Associazioni Remiere e i percorsi enogastronomici con le specialità veneziane.

Hotel Equinozio 3*S

L’Hotel Equinozio si trova in una posizione privilegiata, immerso nel verde, affacciato sulla laguna. La struttura, nuovissima e realizzata secondo i più moderni standard costruttivi, dispone di tutti i comfort ed è a misura di ospiti disabili. L’ampia sala colazioni, collegata al patio che dà sul giardino, confina con un maneggio attrezzato che, oltre alla scuola di equitazione, gestisce una confortevole scuderia per cavalli in transito. L’Hotel Equinozio è la soluzione ideale per chi ama la natura e la comodità. A pochi metri dall’Aeroporto Marco Polo e a pochi minuti dal Centro Storico di Venezia, si presenta come location ideale per trascorrere un soggiorno tranquillo in mezzo al verde e allo stesso tempo come base di partenza per scoprire le bellezze di Venezia e della sua laguna. Un ambiente accogliente e familiare costruito con cura, attenzione e passione per offrirvi tutto quello di cui avete bisogno, e qualcosa in più. Tutte le camere dell’Hotel Equinozio sono nuovissime e spaziose. Arredate con cura e attenzione per il dettaglio, si fregiano di finiture in legno e calce rasata. L’atmosfera calda, piacevole e riservata è arricchita dalla vista privilegiata sugli spazi verdi dell’albergo per garantire il massimo della tranquillità e della privacy. L’intera struttura, grazie alla posizione interna rispetto alla strada principale e all’elevato grado di insonorizzazione, gode di pace e serenità anche durante le ore notturne.

‘Da Kandinsky a Botero tutti in un filo’ in mostra a Venezia fino a maggio 2019

Kandinsky, Dalì, Miró, Casorati, Capogrossi, Andy Warhol, Matisse, Klee, De Chirico, Corrado Cagli, Mirko Basaldella: oltre 100 opere dei più grandi e celebri maestri  del Novecento sono raccolte nell’antico e nobile Palazzo Zaguri per la mostra “Da Kandinsky a Botero tutti in un filo“. 4 piani, 35 sale espositive, oltre 100 opere esposte in un viaggio lungo più di un secolo attraverso l’arte del Novecento e i suoi protagonisti che sarà possibile fare fino al 31 Maggio 2019 varcando la soglia di Palazzo Zaguri, in Campo San Maurizio a Venezia. Il nobile Palazzo Zaguri torna ad essere luogo d’arte e di cultura. È qui che prende vita una mostra unica al mondo, un evento internazionale in prima assoluta. Un importante progetto culturale, nato dal desiderio di raccontare l’avventura dell’arte che rinnova sé stessa, tramite il disegno, la tradizione e l’innovazione, la mostra presenterà straordinarie opere, realizzate durante tutto l’arco del Novecento, muovendosi sempre tra ricerca e sperimentazione. Non mancheranno vere e proprie scoperte, opere presentate al pubblico per la prima volta, contaminando valori e suggerendo un dialogo ricco e vivace con la presentazione di opere di importanti artisti contemporanei, selezionati per creare una continuità artistica al di là del materiale e del tempo. La mostra Da Kandinsky a Botero tutti in filo si presenta dunque come un grande momento espositivo, in cui la scultura, la pittura e il disegno antico e moderno, testimonieranno a piena voce che l’Arte è davvero un filo ininterrotto.   INFO UTILI. Orari di apertura: da martedì a domenica (Lunedì chiuso) 10.00 – 19.00 (ultimo ingresso ore 18.00)
 Biglietto: 16€ (ridotto nel sito)

#Venezia75. Lady Gaga, la Stella più attesa

Lady Gaga la stella più attesa, biondo platino ed in abito bianco, conquista il lido arrivando sotto la pioggia mano nella mano con Bradley Cooper. Centinaia di fans in delirio al red carpet ed una sala stampa gremita di giornalisti, denotano sicuramente quanto interesse susciti la Lady Gaga sia come cantante, sia nella nuova veste di attrice in cui si è dimostrata capace e credibile anche senza make-up. Sicuramente l’evento più atteso della 75. Mostra del Cinema di Venezia è il film fuori concorso della Warner Bros presentato in prima mondiale “A Star is Born” che vede il quattro volte candidato al premio Oscar Bradley Cooper al suo debutto alla regia e la superstar della musica e candidata all’Oscar Lady Gaga al suo debutto in grande stile come attrice, protagonista assoluta in questo remake di una love comedy senza tempo. È già la terza trasposizione cinematografica dall’originale A star is born di William A. Wellman del 1937, il remake del 1954 con Judy Garland e l’ultimo nel 1976 con Barbra Streisand. In conferenza stampa Lady Gaga risponde perché secondo lei la storia di A Star is Born è sopravvissuta per 80 anni: “Abbiamo visto talmente tante incarnazioni su questa storia, sappiamo già che ha resistito, una storia che toccherà le persone di tutto il mondo perché parla di umanità. È stata un’esperienza fantastica per me. La più grande sfida nel ruolo di Ally era che aveva rinunciato a tutto, anche io avevo 19 anni quando volevo fare la cantante e portavo il pianoforte da un bar all’altro. Lei non crede più in lei stessa, è Jack a portarla al successo.” A Star is Born, scritto e diretto da Bradley Cooper sarà nei cinema dal 5 oobre per la Warner Bros. Pictures, in associazione con Live Nation Productions e Metro Goldwyn Mayer Pictures. In questa nuova versione di una tormentata storia d’amore, Cooper interpreta il musicista di successo Jackson Maine, che scopre la squattrinata artista Ally (Gaga) e si innamora di lei. Ally ha da poco chiuso in un cassetto il suo sogno di diventare una grande cantante, fino a quando Jack la convince a tornare sotto i riflettori. Ma mentre la carriera di Ally inizia a spiccare il volo, il lato privato della loro relazione perde colpi a causa della battaglia che Jack conduce contro i suoi demoni interiori. A Star is Born presenta canzoni originali eseguite dal vivo nel film da Cooper e Lady Gaga, da loro scritte in collaborazione con altri artisti come Lukas Nelson, Jason Isbell e Mark Ronson. Il cast include anche Andrew Dice Clay, assieme a Dave Chappelle e Sam Elliott. Lady Gaga su Bradley Cooper che nel film interpreta un cantante di successo: “… Io ero al pianoforte lui ha cantava in modo fantastico e gliel’ho detto, canta dal cuore come Jack. Lui mi ha accettato come attrice e anche io come cantante. Tutto quello che è successo dietro le quinte è stato fantastico da vedere e farne parte.” Diana Barrows

Scala Contarini del Bovolo: 30 minuti per meravigliarsi

E’ una di quelle mosse sceniche che fanno fare bella figura quando si porta qualcuno a spasso per Venezia, magari per la prima volta: si arriva in Campo Manin, si imbocca una calle bella stretta, si svolta un paio di volte fino a che non ci si trova davanti lei, la suggestiva ed elegante Scala Contarini del Bovolo.

Trattasi di uno dei più singolari esempi dell’architettura veneziana di transizione dallo stile gotico, ben radicato nella cultura locale, a quello rinascimentale con una serie di logge sovrapposte nei vari piani in cui si snoda la scala, a chiocciola o secondo il dialetto veneziano il “bovolo”, appunto.

Puoi accedere e visitare questa meraviglia semi-nascosta per una buona mezz’ora, nel giorno e nell’orario scelto, insiema alla Sala del Tintoretto compreso nel biglietto di entrata; puoi anche aggiungere ad ogni biglietto la visita all’Oratorio dei Crociferi che si trova a circa un quarto d’ora di cammino, ma quella non è vincolata ad orari particolari.
ORARI
Tutti i Giorni
10.00 – 13.30 / 14.00 – 18.00

BIGLIETTI
I prezzi variano da 3€ a 9€
Accesso gratuito per bambini fino a 12 anni, guide turistiche autorizzate di Venezia, residenti Comune di Venezia (con documento di riconoscimento e residenza) e dipendenti IRE e Fondazione Venezia Servizi alla Persona.

“Storie mestrine all’ombra del leone di San Marco”: il 29 Settembre si passeggia tra i patrimoni di Mestre

Camminare fa bene al corpo, camminare tra i patrimoni cittadini fa bene al corpo e all’anima.
In occasione delle Giornate europee del Patrimonio promosse dal Consiglio d’Europa e nell’ambito delle Città in Festa, venerdì 29 Settembre avranno luogo a Mestre le passeggiate patrimoniali “Storie mestrine all’ombra del leone di San Marco”.

Le passeggiate, organizzate dalla Direzione Sviluppo della città e Tutela delle tradizioni – Servizio Produzioni culturali e Rapporti con le università del Comune di Venezia, in collaborazione con lo Europe Direct del Comune di Venezia, il Consiglio d’Europa, l’associazione Guide turistiche di Venezia, la cooperativa Guide turistiche di Venezia,

4 diversi itinerari che,  dalle ore 16.30 alle 18, ci portano alla scoperta dei luoghi e del patrimonio storico, architettonico e ambientale di Mestre:
– ‘Da Piazza Barche a Villa Erizzo passando per Maca’è‘ con punto d’incontro all’ingresso centrale del Centro commerciale Le Barche;
– ‘Nel cuore di Mestre: le antiche chiese di San Girolamo, San Rocco e San Lorenzo‘ con punto d’incontro all’ingresso della chiesa San Girolamo;
– ‘Quando a Mestre c’erano il Castelvecchio e il Castelnuovo: la Mestre più antica, da via Torre Belfredo a via Poerio attraverso Piazza Ferretto un tempo Piazza Maggiore‘ con punto d’incontro ai giardini pubblici di via Torre Belfredo;
– ‘Mestre come una Versailles in piccolo: da via Palazzo a Piazza Barche i luoghi di svago e di villeggiatura della Serenissima‘ con punto d’incontro davanti al Mu via Palazzo, davanti al Municipio.

La partecipazione è gratuita sino ad esaurimento dei posti disponibili (max 30 per ciascuna passeggiata). Le iscrizioni si possono effettuare fino al 26 settembre tramite webform online, via mail scrivendo a servizio.produzioni.culturali@comune.venezia.it o telefonicando ai numeri 0412748455 e 3481537043, dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle 12.
Foto di Filippo Giadrossi

Venezia, itinerario di una “mestrina doc”

Premetto di non essere veneziana. Sono mestrina ed è giusto puntualizzarlo. Non perché abbia qualcosa contro i veneziani, anzi, il punto è che non posso avere le loro competenze in tema itinerari.

Ad ogni modo, avendo molti amici “lagunari” e bazzicando l’isola ogni qualvolta ne abbia l’occasione, negli anni ho creato un mio itinerario, un piccolo scrigno di consigli che sfodero con orgoglio a tutti i forestieri che prima di venire a Venezia mi chiedono cosa possono visitare, oltre alle più comuni e famose Rialto e Piazza San Marco, questo è chiaro.

San Pietro di Castello
San Pietro di Castello si trova nella parte nord-orientale dell’isola, ed è essa stessa un’isola. È la zona più popolare di Venezia, la mia preferita.
Nelle vicinanze è piacevole visitare i Giardini della Biennale e Sant’Elena, dove si trova il mitico stadio Pier Luigi Penzo. Non che io sia un’appassionata di calcio ma i veneziani lo amano.

Arsenale
Tornando verso San Marco merita una capatina l’Arsenale, meglio se verso il tramonto. Al suo interno ospita spesso spazi espositivi privati o collegati alla Biennale.

Dorsoduro
In questo Sestriere ci sono un sacco di cose affascinati da vedere. L’antico si fonde con il moderno a suon di riflessi sull’acqua. Andate alla Collezione Peggy Guggenheim, alla Basilica della Madonna della Salute e poi proseguire fino a Punta della Dogana. Arrivati qui date libero sfogo alla vostra vena da fotografi. Davanti a voi avrete una delle cartoline più belle del mondo.
È una bella zona anche per i negozi.

Zattere
Per me le Zattere sono sinonimo di gianduiotto. Camminate fino alla Gelateria da Nico e fate il pieno di calorie: il gianduiotto con panna è un’istituzione. Per molti è anche un anti depressivo o semplicemente un momento di puro godimento. Per me è tutto questo insieme di cose. Tranquilli, i sensi di colpa arrivano dopo averlo mangiato, in ogni caso con quello che si cammina a Venezia, tutto è concesso!

Giudecca
Davanti alle Zattere si trova l’Isola della Giudecca, chiamata anche Isola delle Foche. Una volta era l’isola dei galeotti e dei banditi, ma da una ventina d’anni si è rivalutata parecchio.
Musicisti, artisti e locali si sono trasferiti qui.
Molto famoso è il Mulino Stucky, (una volta granaio della Serenissima ora Hotel Hilton). Qui potrete godervi un aperitivo blasonato sullo skyline. Un’ po’ esoso il conto ma ne vale la pena. Inoltre, se consumate qualcosa potrete usufruire della lancia che vi porterà gratuitamente dall’altra parte della sponda o in Piazza San Marco.
Dalla parte opposta dell’Isola troverete la Casa dei Tre Oci, dove ci sono sempre mostre fotografiche di ottimo livello.

San Marco
Oltre alla piazza, alla Basilica e a Palazzo Ducale, tutti consigli scontati, andate a vedere la Libreria Acqua Alta, unica nel suo genere. La zona è bella e poco battuta, praticamente Santa Maria Formosa.

Strada Nuova e Fondamenta della Misericordia
Bancari e Cichetti migliori sono concentrati qui.

Rialto
Se amate lo shopping virtuale o se disponete di finanze illiminate, fate un giro al Fontego dei Tedeschi, il nuovo centro commerciale di lusso, concentrato dei top brand internazionali.
Accessibile anche ai meno abbienti, offre una terrazza panoramica sul tetto dalla quale si ha un’incredibile vista su Venezia. E’ gratis, io ci sono stata! 😉

Isola di San Lazzaro o Isola degli Armeni
Bella, in periodi estivi merita. Ma questa è una tappa da fare se il proprio soggiorno dura un po’ di più di un weekend.

Per quanto riguarda mostre ed eventi, navigate pure il sito Venezia.net 😉

Enjoy!

Maddalena Ganz

La leggenda del Ponte del Diavolo di Torcello

A Torcello esiste un ponte, chiamato Il Ponte del Diavolo, un nome che, per altro, non ha delle origini certe. C’è chi dice che Diavoli fosse il soprannome di una famiglia locale, ma c’è anche chi racconta una leggenda, che ha come protagonisti, una strega, un giovane austriaco, una giovane ragazza e il diavolo in persona.

LA LEGGENDA DEL PONTE DEL DIAVOLO DI TORCELLO

La leggenda narra che durante l’invasione austriaca, una ragazza veneziana si innamorò di un ufficiale dell’esercito, la loro unione però non era ben vista dalla famiglia di lei, che fece di tutto per evitare che la loro storia d’amore continuasse. La ragazza venne allontanata da Venezia, fino a che non ricevette la notizia che il suo giovane amato era stato assassinato da mano ignota. Presa dalla disperazione smise di mangiare, stava abbandonando sè stessa alla morte, quando un amico di famiglia le consigliò di andare da una strega di sua conoscenza.

IL PATTO CON IL DIAVOLO

La strega incontrò la giovane e stipulò un patto con il diavolo: le anime di 7 bambini cristiani, morti prematuramente, in cambio del giovane austriaco. Il luogo pattuito per l’incontro è il ponte di Torcello. Le due donne raggiunsero l’isola in barca e una volta scese sul lato destro del Ponte del Diavolo, la strega diede una candela accesa alla ragazza ed una moneta d’oro. Era il suo turno.  La ragazza attraversò il ponte, la strega invocò il demone che, appena vide la ragazza, sputò la chiave dello spazio e del tempo, in acqua, prendendo in cambio la moneta d’oro. In quel momento dall’altra parte del ponte apparve il giovane austriaco, la ragazza lo raggiunse e spense la candela. L’oscurità mostrò loro la strada per una vità felice. La strega ancora doveva saldare il suo debito e si accordò con il demone per la consegna delle anime: il 24 dicembre era il giorno pattutito. Tornata a casa, però, la strega fu uccisa da un giovane che aveva assistito alla scena e che voleva salvare le anime di questi poveri bambini. Il diavolo si presentò all’appuntamento, senza sapere le sorti che erano toccate alla strega e così, da quel giorno, ogni anno il 24 dicembre, il diavolo si presenta al Ponte del Diavolo di Torcello per riscuotere il suo pagamento, sotto forma di gatto nero.

Scopri i Tour

3 motivi per amare il Carciofo Violetto di Sant’Erasmo

Personalmente ho sempre amato i carciofi, ma essendo veneziana, non posso non amare, in particolar modo, il Carciofo Violetto di Sant’Erasmo.
Sant’Erasmo è la più grande isola della laguna veneta, famosa per essere l’orto di Venezia, qui, infatti, la densità di abitanti per chilometro quadrato è bassissima, proprio per la presenza di grandi distese di campi, tra cui quelle dedicate al raccolto del famoso Carciofo Violetto di Sant’Erasmo.
Se parlerete con la gente del posto, probabilmente vi sapranno elencare migliaia di motivi per amare il Carciofo di Sant’Erasmo, io ve ne dico 3, quelli per cui io ho sviluppato una sorta di dipendenza da “castraura”.

1. SI PUÒ MANGIARE CRUDO

La “castraura”, vale a dire il primo germoglio del carciofo, è talmente buono e tenero, che si può mangiare crudo. Se vi trovate a Sant’Erasmo nel periodo della sua raccolta, intorno a maggio, potrete provare l’ebbrezza di mangiarlo appena dopo essere stato raccolto. Un’esperienza gastronomica da fare, ma se lo preferite, ve lo consiglio anche con un filo d’olio e del limone tagliato a listarelle.

2. È BUONISSIMO IN QUALSIASI MODO LO SI CUCINI

Il secondo motivo per amare il Carciofo Violetto di Sant’Erasmo, secondo me, è il fatto che in qualsiasi modo lo si cucini. Fritto, nel risotto, in un pasticcio, in padella e chi più ne ha più ne metta e se avete occasione, cercate di andare alla Festa del Carciofo Violetto, che si tiene, solitamente, agli inizi di Maggio, qui potrete provarlo in diversi modi, cucinato dalla gente locale che di sicuro, conosce i segreti della sua cucina. La novità di quest’anno era la birra al Carciofo!

3. È UN PRESIDIO SLOWFOOD

Essendo una coltura locale e tipica, esclusivamente, della zona di Sant’Erasmo e poche altre della laguna di Venezia, è diventata un presidio Slow Food, è, quindi, un prodotto salvaguardato e difeso dal degrado ambientale e dalla minaccia dell’agricoltura industriale. Il Carciofo Violetto è un prodotto unico nel suo genere e tutto da assaggiare. Fidatevi!

Lio Piccolo: il paradiso dei fenicotteri rosa nella laguna di Venezia

Se cercate un luogo tranquillo, dove la natura è ancora padrona dei proprio spazi, e dove si respira comunque l’atmosfera veneziana, dovete andare a visitare Lio Piccolo, località che si trova vicino a Cavallino-Treporti.

Sono stata a Lio Piccolo in un pomeriggio di primavera, quando la natura comincia a risvegliarsi, le piante iniziano a far spuntare i primi fuori e gli animali escono allo scoperto, dopo un lungo inverno.

Dopo essere arrivata lì in auto, ho proseguito a piedi, seguendo il sentiero, percorribile anche in bicicletta, che si snoda tra le paludi e i terreni coltivati.
Lio Piccolo si presenta così, con una piccola piazza, una chiesetta e un campanile di origine armena, che ora è possibile visitare. Non dimenticatevi di lasciare un’offerta però!

Da qui vi consiglio di prendervi un paio d’ore per voi e passeggiare, cercando di ascoltare il silenzio, rotto solamente dal canto degli uccelli e dai rumori della natura, magari una ruota della bicicletta che, in lontananza, scivola sulla strada sterrata.

Lio Piccolo è un paradiso che si nasconde dietro Cavallino-Treporti, un luogo dove ci si stupisce ad ogni angolo per la bio-diversità presente qui, ma soprattutto, vi stupirete per la presenza dei fenicotteri rosa! Esatto, avreste mai detto di poter vedere dei fenicotteri rosa in Veneto? Io no, eppure ci sono e sono liberi, liberi di starsene in piedi su una zampa sola mentre il sole sta calando e liberi di potersi levare in volo e guardarsi la laguna dall’alto.

Forse troppo spesso ci dimentichiamo di quanto il nostro territorio possa offrirci, eppure, è tutto a portata di mano, soprattutto se avete una bicicletta e tanta voglia di scoprire un Veneto che in tanto non si aspettano.

Un ultimo consiglio, se avrete l’occasione di passare per Lio Piccolo, prendetevi del tempo, non giratelo di corsa, dedicate un giorno a voi stessi e immergetevi in un natura che, come sempre, sa stupire.

Elisa Pasqualetto

Le vere origini di Venezia: la città di Altino

Tutti conoscono la storia di Venezia, dal suo più alto momento di gloria alla sua tragica caduta sotto Napoleone Bonaparte, ma cosa sappiamo di Venezia, prima di tutto questo? La fondazione di Venezia risale al 421, ma cos’è successo prima? Per conoscere la storia delle origini di Venezia, però, bisogno fare un bel passo indietro e anche uno in terraferma, perché tutto parte proprio da qui.

LA FLORIDA CITTA’ DI ALTINO

Vi dice niente il nome Altino? Assomiglia un po’ a Quarto d’Altino, infatti, ai tempi dei romani qui esisteva una florida città chiamata Altino, che deve la sua fortuna proprio alla Laguna di Venezia. Recenti studi hanno scoperto che la città di Altino, dopo essere stata annessa all’impero romano, ha conosciuto un periodo ricco e di sviluppo, gli stessi scrittori del tempo come Plinio il Vecchio, testimoniano un’economia fiorente, specie nel commercio della lana, nella pesca dei canestrelli e l’allevamento di vacche da latte. Per certi versi, Altino, assomigliava un po’ a Venezia, essendo vicina alla laguna era attraversata da canali, sormontati da ponti, nei testi antichi si racconta di come moltissime attività venissero svolte in barca. La città di Altino non era un piccolo paese, come si può pensare, gli scavi archeologici, infatti, hanno rivelato la presenza di moltissimi edifici, tra cui un teatro e un anfiteatro che, come dimensioni, è paragonabile all’arena di Verona. Non mancavano poi i templi e il municipio.

LA CADUTA DI ALTINO E LA NASCITA DI VENEZIA

Con l’arrivo degli Unni e di Attila, gli abitanti di Altino dovettero scappare, sfruttando una conoscenza che gli invasori non potevano avere: la navigazione in laguna. Gli abitanti di Altino si nascosero sulle isole della laguna veneta, una delle prima fu Torcello, e piano piano ricostruirono le proprie vite, i propri palazzi, dopo tutto da una città florida come Altino, non poteva nascere qualcosa dalle grandi potenzialità. Molti dei marmi utilizzati per la costruzione dei Palazzi veneziani provengono proprio da qui, da Altin, che in un certo senso è come se rinascesse dalle macerie, come una fenice, si trasformasse, diventando più forte e più bella, e cambiasse il suo nome, dando origine a quella che sarà una delle prima repubbliche d’Europa: La Repubblica di Venezia. A testimonianza di ciò, ad Altino, si può visitare il Museo Archeologico. Elisa Pasqualetto

Traversata a nuoto in staffetta da Pirano a Venezia

Sull’antica rotta del Sale delle navi della Serenissima Repubblica di Venezia: Traversata Pirano-Venezia 

La Società sportiva dilettantistica di nuoto di Venezia – “A.S.D. Nuotatori dei Murassi” sta organizzando per il giorno 17 luglio 2015 la “Traversata a nuoto in staffetta” da Pirano a Venezia. Il team si compone di 12 atleti che si alterneranno a coprire la distanza di 100 km che separa le due città in 28 ore. La partenza sarà la mattina dal faro di Pirano, l’arrivo sarà previsto presso la spiaggia del Consorzio Alberghi del Lido di Venezia per il giorno successivo, il 18 luglio, in concomitanza con la festa veneziana del Redentore. Gli atleti saranno supportati da due grandi barche a vela e da un tender di appoggio che li affiancheranno lungo tutto il tragitto. Queste saranno messe a disposizione dall’Associazione Italiana Alteti Olimpici Azzurri di Italia, grazie al supporto del pluricampione mondiale Maurizio Darai. A bordo ci saranno anche un medico e un giudice cronometrista. L’evento ha ottenuto il patrocinio dal Comune di Venezia e dalla FIN Federazione Italiana Nuoto, inoltre sarà supportato da diversi sponsor, tra cui l’Associazione Volontari Italiani del Sangue.

L’associazione cerca supporto da aziende del territorio per finanziare l’impresa contatto telefonico 3401163243

Lo strano carnevale di Daniel Lanza

Nel 1753 uno strano uomo mascherato si aggirava per il Carnevale di Venezia

Durante il periodo della Serenissima il carnevale durava sei mesi. Era un momento di giochi, seduzione e spensieratezza. Ma non tutti gli anni furono buoni. In particolare quello del 1753 per i veneziani fu un carnevale all’insegna della paura e la causa di tutto furono i delitti di Daniel Lanza. Daniel Lanza era originario di Padova, insegnava francese ed era un uomo molto carismatico con le donne. Sapeva cosa e quando dire le parole giuste. Quello che però le donne ignoravano era che lo scopo di Daniel non era l’amore come lo intendevano loro. Durante la notte, quando la città festeggiava, celato dalla maschera e dal tabarro, le avvicinava e dopo averle convinte a seguirlo le denudava e le legava. Oggi si direbbe che era un sadico amante del bondage. La prima vittima fu aggredita nei pressi di San Giovanni Grisostomo, precisamente sotto la scala di Ca’ Morosini. Denudata e legata la ritrovarono il giorno dopo ancora in vita. Dopo circa un mese fu il turno della contessa Elisabetta Rota, moglie di Giovan Battista Adami, aggredita a San Mattia di Rialto. Meno di due settimane colpisce nella calle del monastero di San Rocco e Santa Margherita, dopo alcuni giorni nel campiello del Sol, a Rialto. Questa volta porta la vittima, che si chiamava Caterina, nella locanda del Sol e le dedica alcune ore di terrore. Per mesi il Consiglio dei X proverà ad arrestarlo, senza successo. L’epilogo arrivò verso la fine del Carnevale. Teresa Massaneren, oriunda di Lintz, abitava a San Stin. In pieno giorno viene avvicinata da un uomo distinto che la convince a seguirlo. Questa volta, però, la donna oppone resistenza quando capisce le sue vere intenzioni. Urla e si divincola. La gente accorre. Sul ponte di Ca’ Donà, il gondoliere Fulvio Ferro, lo afferra per un braccio, Daniel si getta nel canale. Non lo troveranno mai. In tutta questa storia nessuna delle donne morirà, per ognuna di esse il maestro di francese si porterà via un souvenir; a volte la biancheria intima, altre volte i vestiti. Il carnevale da quella volta per molti anni non fu più lo stesso, molti temettero che dietro la bauta si celasse Daniel Lanza ritornato alla ricerca di soddisfare nuovamente i proprio desideri. Testo a cura di Davide Busato di veneziacriminale.wordpress.com 

Delitti negli archivi dell’Isola di Sant’Erasmo

Quando si dice che la campagna rilassa: Sant’Erasmo, un’isola e i suoi delitti

L’isola di Sant’Erasmo è una splendida parentesi di campagna posta nella Laguna di Venezia. Oggi come ieri, non è mai stata fortemente abitata, se non da gente laboriosa che si dedica all’agricoltura. Ma per quanto l’ambiente bucolico possa infonderci pace e serenità, anche questo piccolo paradiso non è rimasto privo di truci delitti. Nel 1603 un certo Vincenzo Passarin, residente nell’isola, fu impiccato per ordine del temibile Consiglio dei X. Non ne conosciamo il motivo, sappiamo però che doveva essere qualcosa di grave. Vent’anni dopo, un altro delitto. Domenico Zonta, nativo di Carbonara, una piccola città del basso Trevigiano, si trasferisce a Sant’Erasmo per lavorare i campi assieme a Leandro Capuzzo. Il garzone si innamora di Margherita, la moglie di Leandro. Travolti dalla passione i due decidono di eliminare il terzo incomodo. Dopo l’omicidio non furono, però, veloci a fuggire ed il Consiglio dei X li arrestò. Il garzone venne decapitato l’8 febbraio 1624, mentre Margherita passo il resto della vita nelle prigioni. Ma non è finita. Il 23 febbraio del 1705 lo stampatore ufficiale Ducale, Pietro Pinelli, pubblica un nuovo bando e sentenza del Consiglio dei X. Questa volta tocca ad Antonia detta Tonina e Antonio Fontanella detto Bevilacqua. Il marito di Antonia, tale Stefano Vianello, lavorava alcune vigne a Sant’Erasmo. Lei si era da tempo stancata del matrimonio, così anziché chiedere il divorzio, aveva pensato di avvelenarlo. Non riuscendoci aveva provato anche alcuni sortilegi e fattucchierie, senza ottenere risultato. A quel punto chiese aiuto al suo giovane amante Antonio, il quale la notte di San Tornio a dicembre, pensò bene di usare un metodo tradizionale: pugnale. Sei ferite tra il petto ed il capo terminarono l’esistenza del povero contadino. Dopo averlo sgozzato i due diabolici amanti decisero di sotterrarne il cadavere nella caneva della casa. La curiosità del parroco del paese e le voci che cominciarono a circolare, insospettirono il Consiglio dei X che ben presto trovò il corpo. Antonia ed Antonio fuggirono in tempo per non perdere la testa tra le due colonne come era successo ai loro predecessori. Per essere un’isola con pochi residenti non si può certo dire che non ci sia stato movimento! Articolo a cura di Davide Busato di Veneziacriminale

La Madonna della Salute

La festa della Madonna della Salute: il tradizionale pellegrinaggio, la “castradina” e la storia di questa tradizione religiosa molto sentita dai veneziani

Si avvicina una festività importante per i veneziani: la Madonna della Salute, che si celebra il 21 novembre. Un momento molto sentito dalla popolazione, persino da chi non è credente… il pellegrinaggio alla monumentale Basilica della Salute (che per l’occasione è raggiungibile anche, grazie ad un ponte di barche, da campo Santa Maria del Giglio, sull’altro lato del Canal Grande), l’accensione di un cero, la cena a base di “castradina” (zuppa di carne di montone e verza: il più saporito retaggio di quella Venezia balcanica di cui già abbiamo avuto modo di parlare) sono riti che vanno al di là della religione. La chiesa di cui parlo è uno dei simboli più noti di Venezia. Posizionata alla fine della celebre via acquea, appena prima della Punta della Dogana, quasi in faccia a San Marco, è spettacolare opera barocca di Baldassarre Longhena: un ottagono di marmo bianchissimo, riccamente decorato, sormontato dalla cupola che slancia l’insieme verso il cielo (nelle giornate terse, il colpo d’occhio toglie il fiato). La visita è consigliabile anche per la grande quantità di opere pittoriche ivi custodite, tra le quali numerosi capolavori di Tiziano Vecellio. L’edificio venne eretto come voto alla Madonna per invocare la fine della peste che flagellò l’Italia settentrionale negli anni 1630-1631. Si, proprio quella di cui parla Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi. Allora perché non cogliere questa occasione per rileggerne qualche pagina? E per osservare (anche se solo dall’esterno) la casa in cui Manzoni visse durante il suo giovanile soggiorno veneziano(da ottobre 1803 ad agosto 1804). Si trova in campo san Maurizio, a pochi passi proprio da Santa Maria del Giglio. La passeggiata verso la Salute diventa così ancor più interessante… Testo a cura di Elisabetta Tiveron del blog Panemiele

Delitto in una cioccolateria

Le cioccolaterie a Venezia esistono da sempre, in una di queste si consumò un efferato omicidio

Venezia, da buona città commerciale, ha sempre amato “sperimentare” tutto ciò che poteva sembrare esotico. Tra questi esperimenti, il più dolce, è sicuramente quello legato alla cioccolata.  Così come scritto nella guida del Coronelli del 1724 a Venezia ”Le migliori cioccolate, caffè, acque gelate e rinfrescative, ed altre simili bevande si compongono e si vendono in Calle delle Acque, presso il Ponte de’ Baretteri.”. Ben presto vennero aperte numerose “ciocolaterie” e in una di queste avvenne un truce delitto.

Antonio Gallieri era originario di Genova, in città tutti lo conoscevano come Buoncompagno o fratin, per la sua spiccata indole socievole. Divertirsi e far baldoria era il suo pane quotidiano e per farlo non badava a spese, questo gli fu fatale. Sebbene vivesse sotto il portico alla Crosera a San Giovanni in Bragora, lavorava in una delle prime “ciocolatorie” di Venezia, al Ponte dei Corazzeri a Sant’Antonin, ponte oggi scomparso perchè hanno interrato un canale.

La cioccolata era la specialità di Antonio e lo si poteva trovare in bottega fino a tarda ora. Il secondo protagonista di questa strana storia si chiamava Giacomo Bortolotti. Questi svolgeva la professione del fruttariol in una bottega da caffè sempre nella stessa contrada. Nella fredda mattinata del 12 gennaio 1750 Giacomo entrò nella bottega di Antonio, che stava giocando con alcuni amici. Lo sguardo furioso del fruttariol non lasciò spazio ai dubbi sul motivo per il quale si trovava li: tre lire veneziane che gli doveva Antonio. Le parole lasciarono ben presto lo spazio ai fatti, un coltello brandito chiuse il dialogo lasciando solo una brutta ferita sul ventre del “ciocolatoriere”. Mori alcuni giorni dopo. Giacomo fuggì da Venezia e la Quarantia Criminale, dopo un processo in contumacia gli riconobbe cinque anni di lavori forzati nelle galee della Serenissima. Di lui si persero le tracce. Si può dire che questa volta la cioccolata fu troppo amara.

Testo a cura di Davide Busato di Venezia Criminale

Street Food a Venezia – Cose assolutamente da assaggiare almeno una volta

Street Food a Venezia : dove mangiare la migliore polpetta, il miglior fritto al cartoccio, il miglior panino e la migliore frittella

Cominciamo oggi una nuova rubrica che potrà essere arricchita anche dai vostri suggerimenti. Attenzione puntata su tutti quei piatti, cicchietti, dolci, e pietanze in generale, che bisogna assaggiare almeno una volta nella vita passando per Venezia. Stiamo parlando sia di street food, cibo da strada, economico ma gustoso e saporito, sia di semplici prelibatezze da mangiare seduti nelle osterie e ristoranti locali, in ogni caso sempre a un prezzo più che ragionevole.

Partiamo con l’aperitivo, stuzzichini grandi e piccini e il dolcetto. Tutti i locali qui sotto si trovano in zone molto vicine a Piazzale Roma e Stazione Santa Lucia quindi sono facilmente raggiungibili a piedi.

DOVE BERE LO SPRITZ

Scegliere un posto per bere lo spritz o l’aperitivo a Venezia non è facile ma tra tutti vi segnaliamo l’Osteria al Timon in Fondamenta degli Ormesini. Oltre a una vasta scelta di vini al bicchiere e uno spritz veramente ottimo, una serie di favolosi stuzzichini adatti a tutti, la cosa più suggestiva è certamente il fatto che si possa bere e mangiucchiare un cicchetto sedendosi in una dei tre barconi che stazionano davanti.

DOVE MANGIARE LE POLPETTE PIU’ BUONE DELL’UNIVERSO

Almeno una volta nella vita bisogna assolutamente provare una delle polpette dell’Osteria alla Vedova, in Strada Nuova, a pochi passi dalla fermata della Ca’ d’oro. Il locale è il classico bacaro dove si respira decisamente un’atmosfera di altri tempi, pochi posti a sedere dove si sta decisamente strettini, ma la gran parte della gente si assiepa nella calle subito fuori dalla porta facendo tranquillamente la fila per una polpetta e un buon bicchiere di vino. Cos’hanno di particolare farmacia online queste polpette? Sono croccantissime, la consistenza è assolutamente perfetta e il sapore decisamente insuperabile.

DOVE MANGIARE IL MIGLIOR FRITTO AL CARTOCCIO

Il Frito Inn è perfetto per chi desidera mangiare in velocità una porzione abbandonate di fritturina di pesce, o verdure pastellate, o patatine, o una bella mozzarella in carrozza. Questo locale dove si mangia solo in piedi è in una piazzetta molto caratteristica a pochi passi dalla Stazione Santa Lucia, vicino al mercato di Cannaregio, in Campo San Leonardo. Il fritto è sempre fatto al momento ed è digeribilissimo. I prezzi sono assolutamente competitivi: un cartoccio abbondante di frittura di pesce 4€.

DOVE MANGIARE UN PANINO VELOCE MA SAPORITO

Il Bacareto da Lele è da molti anni un Must per tutti coloro che vivono Venezia sia come studenti che da turisti. E’ a 300m da Piazzale Roma in un caratteristico Campiello, davanti alla Chiesa di San Nicolò di Tolentino. I piccoli panini con salumi di ogni tipo sono assolutamente irresistibili, sempre freschi, fragranti e appetitosi, e ad un prezzo imbattibile: 1€ ciascuno. Da associare alla classica ombra di vino.

DOVE MANGIARE LA FRITTELLA PERFETTA

La frittella è il classico dolce veneziano che tutte le pasticcerie producono durante il Carnevale. Le frittelle però non sono tutte uguali. Quelle assolutamente perfette, le classiche veneziane senza ripieno con l’uvetta e i pinoli, morbide, fragranti, che si sciolgono in bocca, si mangiano alla Pasticceria da Tonolo, in Calle Crosera. Non sono da meno quelle alla crema o allo zabaione. Tonolo è una pasticceria molto rinomata, con dolci rigorosamente di produzione propria, ed a pochi passi da Piazzale Roma.

Qui sotto troverete la mappa con tutti i locali di cui abbiamo parlato segnati così da raggiungerli più facilmente.

Il Canale di Sant’Angelo di contorta

Nella metà del ‘500 un fatto di sangue rese famoso il Canale di Sant’Angelo di Contorta

Oggi, con il tema delle Grandi Navi, si sente spesso parlare del canale di S. Angelo di Contorta, venuto alla ribalta di recente. C’è chi vuole fare passare per di là il nuovo Canale dove transiteranno le Navi da crociera, ma molti non sono d’accordo. Davide Busato ci spiega le origini di questo curioso nome, che deriva da una piccola isola nei pressi di Fusina dove avvenne, nei secoli passati, un fatto di sangue. Nel 1518 il monastero dell’isola, dopo varie vicissitudini, ospitava i frati carmelitani della congregazione di Mantova. Meno di una quarantina di anni dopo lo abbandonano per andare ad abitare alla Giudecca, nel monastero di Sant’Angelo, fondato in un luogo remoto chiamato il Monte dei Corni, la discarica delle corna dei buoi macellati a Venezia. La mattina del 16 febbraio 1665, frate Alberto Lauri scoprì per caso che il suo priore si trovava ferito a casa di alcune donne. Era stato chiamato un barbiere (all’epoca faceva funzioni anche di medico) il quale accertò che le due ferite potenzialmente mortali erano alla testa e al fianco, tutte provocate da un coltello genovese. Chi lo aveva accoltellato? Di questa grave situazione fu informato il Magistrato Sopra i Monasteri, il quale chiese l’intervento del temibile Consiglio dei Dieci. Meno di una settimana dopo conoscevano il nome dell’autore dell’atroce gesto: il ferrarese Fra’ Valentino Guanciati. Ma perchè tanto odio verso il priore? La causa era un’indagine interna al monastero contro il frate per un debito che non voleva saldare. Il classico movente economico. Il consiglio dei Dieci, il 12 aprile, emise un bando affinché Fra’ Valentino si presentasse entro otto giorni a Palazzo Ducale. Questi era però fuggito e cosi venne condannato in contumacia a 20 anni di prigione all’oscuro, oltre al risarcimento 600 lire e all’obbligo di avere il perdono del priore, che era miracolosamente sopravvissuto. Non andò molto meglio all’isola che i frati avevano lasciato: Sant’Angelo di Contorta era diventata una polveriera e un fulmine nel 1689 centrò un deposito facendo saltare in aria oltre 800 barili di polvere pirica e dilaniando gli edifici presenti. Da quel momento fu abbandonata e relegata all’oblio…fino ad oggi. Testo a cura di Davide Busato ideatore del Blog VeneziaCriminale

La Guerra dei Pugni a Venezia

A Venezia si svolgevano fin dal 1300 le famigerate Guerre dei Pugni su alcuni ponti

Venezia è la città dei ponti. Se ne contano più di 400 che collegano le 118 isolette che compongono una delle città più uniche al mondo. Ci sono ponti molto famosi, come quello di Rialto e quello dei Sospiri, ponti senza spalliere (solo due: uno a Torcello e uno in centro storico lungo Rio di San Felice, a pochi passi dalla Scuola della Misericordia) e ci sono anche i Ponti dei pugni e della Guerra. A cosa servivano quest’ultimi? Venivano utilizzati un tempo per le famose Guerre dei Pugni. In particolare ce ne sono due, quello dei Pugni e quello di Santa Fosca, dove sono rimaste (nonostante siano stati ricostruiti) delle strane impronte di pietra d’Istria. Cos’erano le Guerre dei pugni? A Venezia esistevano un tempo due fazioni rivali: i Castellani e i Nicolotti. I primi vivevano nella zona a est della città (quella industriale, con l’Arsenale), i secondi su quell’area a ovest di Venezia dove si trova la Chiesa di San Nicolò dei Mendicoli (erano prevalentemente pescatori). Le due fazioni, acerrimi nemici, si affrontavano fin dal 1300, nel periodo tra settembre e Natale, in vere e proprie lotte agguerrite. Si trattava sia di singoli incontri di boxe, sia di combattimento multiplo che di vere e proprie guerre per la conquista del ponte. Le Guerre dei pugni ( le impronte di pietra servivano per far disporre i contendenti durante gli incontri singoli) si svolgevano su vari ponti, come quello già dei Carmini, quello di Santa Fosca e quello della Guerra. Dato che allora i ponti erano privi di parapetto, vinceva chi buttava in acqua più nemici possibili. La rivalità tra le due fazioni era evidente anche nei particolari più minuti: per esempio i Castellani avevano sciarpe e berretto rossi, i Nicoletti neri; le donne dei Castellani portavano un fiore da un lato del petto, quelle dei Nicolotti dall’altro. Le Guerre dei Pugni diventarono col tempo sempre più cruente e le dispute si dovettero proibire nel 1705. A Venezia queste guerre vennero sostituite nel ‘700, durante il periodo del Carnevale, dalle “Forze d’Ercole”.    

Il criminale pazzo o il pazzo criminale di San Martino

Il primo Manicomio criminale in Italia a Venezia, Isola di San Servolo

L’istituto del manicomio criminale nasce in Inghilterra alla fine del Settecento con l’inquietante nome di Criminal’s Asylums. In Italia sul finire del 1885 il Ministero dell’Interno stabilì di trasformare in manicomio criminale la casa di pena dell’Ambrogiana, situata vicino a Montelupo Fiorentino. Se questo può essere considerato il primo manicomio criminale, non possiamo dimenticare che Venezia possedeva già ai tempi della Serenissima un ospedale per pazzi nell’isola di San Servolo (oggi facilmente raggiungibile con la linea ACTV numero 20). In questo istituto il primo registro a segnalare la presenza di criminali è datato 19 aprile 1869, oltre quindici anni prima di quello dell’Ambrogiana. A San Servolo soggiornarono matricidi come Giovan Battista Toscani, entrato il 10 dicembre del 1913 e uscito 6 anni dopo, aggressori sessuali come il prete Cipriano Scarpetta, ricoverato il 16 giugno 1904 e morto nell’ospedale e il famoso prete Vianello Vianelli, conosciuto come il pretefobico, per aver attentato alla vita di due preti a San Marco sul finire dell’Ottocento. Ma un caso emblematico di pazzo criminale, degno di nota, avvenne nel 1721 presso la parrocchia di San Martino. In una delle farmaciaabuonmercato.com case vicine all’Arsenale abitava Caterina Ceschi, moglie di Marco, un arsenalotto. In una fredda giornata di fine novembre venne trovata in cucina insanguinata e parzialmente bruciata, morendo otto giorni dopo. Per quell’assassinio venne arrestato il fratello Zuan Maria Ceschi, che si era rifugiato presso la chiesa stessa di San Martino, il quale confessò di averle dato fuoco perchè era una strega. Solo che la magia nera non c’entrava per nulla; Zuan Maria era in cura presso un medico che cercava da qualche anno di guarirlo da un “opresion di mente” attraverso “delle pilole ceffaliche per espurgar il cervelo”, in altre parole era considerato pazzo. Lo stesso governo aveva deciso di non fargli pagare le tasse a causa del suo stato mentale. In un periodo durante il quale vigeva la pena di morte per chi si macchiava di omicidio, il processo che si svolse tenne conto di tutto ciò e cosi il magistrato Angaran, del temibile Consiglio di Dieci, decise che la condanna sarebbe stata l’affidamento di Zuan Maria a Giovan Battista Saura che lo avrebbe custodito evitando che potesse nuocere ad altri. Testo a cura di Davide Busato di veneziacriminale.wordpress.com

Il Redentore e la Giudecca “green”

Perchè non visitare i giardini della Giudecca prima di partecipare alla Festa del Redentore??

Il sabato sera che precede la terza domenica di luglio, Festa del Redentore, è per Venezia un momento speciale. Il visitatore non può non rimanere a bocca aperta di fronte allo spettacolo del bacino di San Marco invaso dalle barche addobbate a festa, le tavolate dove si consumano i piatti tradizionali (pasta e fagioli, bigoli in salsa, sarde in saòr, anatra ripiena, anguria), le fondamente brulicanti di gente, il cielo e lo specchio d’acqua più bello del mondo illuminati dai fuochi d’artificio… Ma perché non approfittarne per arrivare un po’ prima e concedersi una passeggiata sull’isola della Giudecca? Isola che, nonostante i cambiamenti intervenuti durante i secoli, ancora non ha del tutto perso il suo carattere bucolico (prima di colonizzare con decine di magnifiche dimore la campagna veneta, era in questa isola che i nobili veneziani villeggiavano), con i prati tra le case, gli ampi giardini privati, e alcuni bellissimi (e golosissimi) orti, retaggio dell’importante passato agricolo del luogo. Primo tra tutti proprio quello del convento del Redentore, alle spalle della monumentale chiesa palladiana. Gestito dai frati cappuccini, è visitabile (insieme al resto della struttura monastica) su appuntamento (tel. 0415224348). Un ettaro di terra ordinatamente coltivata, dove trovano spazio viti, alberi da frutta, olivi (un tempo l’orto era proprio un oliveto), erbe aromatiche, fiori e soprattutto ortaggi, inclusi quelli tradizionalmente lagunari come i carciofi (della locale varietà: violetto di Sant’Erasmo). E per chi non vuole rinunciare ad un pizzico di atmosfera romanticamente letteraria… d’obbligo una vista al giardino dell’hotel Cipriani, indissolubilmente legato al nome di Giacomo Casanova. Elisabetta Tiveron è autrice de “Il quaderno degli orti veneziani. Itinerari verdi in una Venezia nascosta”, Kellermann Editore e ideatrice del Blog Panemiele

Lo strano caso dello scannapreti

Nel 1800 salì agli albori della cronaca lo strano caso dello scannapreti: un pazzo girava per Venezia attaccando i membri del clero.

La mattina del 15 ottobre 1886, i principali quotidiani di Venezia dedicarono la prima pagina allo scioccante attentato a monsignor Angelo Bianchini, accoltellato mentre usciva dalla Basilica di San Marco. Tutti lessero delle sue ferite non troppo gravi e dell’attentatore immediatamente fermato dalla gente della piazza. Qualcuno anche lo avrà riconosciuto tra quelle righe, si chiamava Vianello Vianelli di 38 anni, originario di Chioggia e parente del famoso studio di fotografia Vianelli. Da giovane era entrato in seminario, abbandonandolo prima di prendere i voti maggiori per abbracciare la religione evangelica. Sulla sua apostasia si era fatta molta pubblicità, annunciandola con manifesti nella chiesa di San Luca. Ma perchè tanto odio per la vittima? Il prete era stato rettore al tempo del suo seminariato e notando dei segnali di squilibrio, lo aveva fatto internare due mesi nel manicomio di San Servolo. Dopo quel periodo passato tra stanze imbottite e le urla dell’elettroshock, riconosciuto in miglioramento, venne rilasciato e mandato a vivere in una casa dove una pia donna lo avrebbe controllato da vicino. La gente se lo ricordava spesso al Caffè Martini a San Fantin, intento a leggere i giornali e molto spesso a commentarli a voce alta. Parlava di filosofia, storia, filologia, intrecciando teorie che pochi capivano, frutto degli studi del seminario e della sua eccentrica mente. Il 23 ottobre iniziò il processo tanto atteso e dopo una brillante difesa, giocata tutta sulla presunta pazzia, venne condannato ad un solo anno, eppure non si meritò il nome di scannaprete in questa occasione. Alle 10 del mattino del 30 marzo 1889 un prete settantenne saliva le scale della Cancelleria patriarcale in calle della Canonica, sul retro della basilica di San Marco. Quando fu a metà strada un uomo lo accoltellò, ferendolo alla natica destra: era proprio il Vianello. Fu solo in quella occasione che a Venezia fu così battezzato come lo “scannapreti” o il “pretefobico” e questa volta la giuria lo condannò a cinque anni nel manicomio di Ferrara, facendolo sparire dalle cronache cittadine.  

La Fenice Channel

Nella nuova piattaforma multimediale e webradio de La Fenice oltre a tanta musica anche le rubriche di Philippe Daverio, Piero Angela e Alberto Toso Fei

Il Teatro La Fenice ha aperto da poco la piattaforma online gratuita LA FENICE CHANNEL: musica & cultura, un canale multimediale che mette a disposizione del pubblico parte dello straordinario archivio musicale e parte della memoria culturale che ha operato in questo teatro attraverso i più importanti intellettuali e critici degli scorsi decenni, da Massimo Mila a Indro Montanelli, da René Leibowitz a Boris Porena. LA FENICE CHANNEL è interessante sito e una webradio che, oltre a mandare in onda musica classica 24 ore su 24, si avvale anche di importanti collaborazioni da parte di intellettuali, musicisti e critici da tutto il mondo, da Harold Bloom a Roger Scruton, da Philippe Daverio a Amedeo Quondam. Alcuni di questi si sono resi disponibili per delle vere e proprie rubriche dedicate alla storia del pensiero e della musica. Quirino Principe, per esempio, che sta realizzando una sua storia della musica o Piero Angela che ha seguito una nuova e inedita storia del jazz, o Leonetta Bentivoglio che curerà una serie di ritratti dedicati ai maggiori direttori d’orchestra. Partecipa alla diffusione della cultura su LA FENICE CHANNEL anche Alberto Toso Fei, il più famoso narratore delle leggende e dei miti di Venezia. Attraverso libri come Veneziaenigma, I segreti del Canal Grande, 101 tesori nascosti di Venezia – veri e propri best seller in laguna – svela i lati più nascosti e “neri” della città d’acqua, attingendo a piene mani da quell’infinito serbatoio che rappresenta la cultura popolare. In una serie di appuntamenti fissi racconta ora alla radio le più affascinanti e oscure tra queste storie, rielaborandole in forma inedita per gli ascoltatori.

Scena del crimine – Le donne nei bauli

A Venezia quando proprio non si sapeva dove nascondere un cadavere lo si chiudeva in un baule e lo si consegnava alle acque!

Nascondere un corpo a Venezia è tutt’altro che facile, nella sua millenaria storia vi sono due “famose” vicende che vedono il tentativo di occultare la prova del reato nelle profondità della laguna. La prima avvenne con il ritrovamento il 25 luglio del 1729 di un baule che galleggiava lungo il canale di Sant’Agnese. Dentro vi erano i resti di due donne uccise e fatte a pezzi: Giovanna Fortunata e Eleonora Napolitana. L’assassino verrà arrestato alcuni mesi dopo un’indagine condotta dalla Quarantia Criminal, si chiamava Nicola Aragona detto Faragone, studente dell’Università di Padova che aveva intrapreso la carriera di notaio. Il movente era il denaro che l’Aragona avrebbe ottenuto vendendo la casa delle vittome dopo averle eliminate. Venne decapitato tra le due colonne di San Marco. L’8 maggio 1947, a circa 300 metri al largo del Casino degli Spiriti (in foto), all’altezza della bricola 21, tre pescatori di seppie che si trovavano per caso proprio li con il loro sandalo, videro affiorare un altro baule. E anche qui trovarono del “macabro”: dopo averlo portato a terra scoprirono che al suo interno era nascosto il corpo di una donna piegata e parzialmente segata all’altezza delle anche. Quella donna si chiamava Linda Cimetta in Azzolin, di circa 45 anni, proprietaria assieme al marito di un bar a Belluno. Per i giornali questo divenne subito il “delitto Cimetta”. La Squadra Mobile riuscì a ricostruire tutti gli ultimi spostamenti della Cimetta che si trovava a Venezia per acquistare una partita in nero di sigarette da rivendere successivamente a Belluno. Le prove li condussero fino alla casa di Bartolomeo Toma, brindisino di 39 anni, residente al civico 5471 di Calle della Bissa, nei pressi di Campo San Bortolomeo. Il Toma fu inchiodato grazie ad alcune macchie di sangue trovate in casa e al fazzoletto della povera Cimetta che era stata uccisa proprio in quell’appartamento. Dopo la confessione fu arrestato assieme a Luigi Sardi, un gondoliere che sarebbe stato complice del delitto. Anche in questo caso il movente era il denaro rubato alla donna. Entrambi finirono in prigione, ma il Toma nel 1960 fuggì dal penitenziaro dell’isola di Santo Stefano, vicina a Ventotene, e dicono morì annegato nel tentativo di evasione. Il complice Sardi usci dal manicomio criminale di Reggio Emilia nel 1973 e la sera del 9 gennaio 1980, in calle dei Fabbri, all’angolo con la calle Gregolina, senza un vero e proprio motivo e all’età di ottant’anni uccise un maresciallo di Polizia, Savino Sinisi. Il gondoliere morirà tre anni dopo in carcere. Due storie legate all’avidità, ai bauli e alle profondità dei canali. Rubrica a Cura di Davide Busato di Venezia Criminale 

Viaggio nei Balcani. Cibo senza frontiere nel vorticoso cuore d’Europa

I luoghi della Venezia balcanica tutti da scoprire nel nuovo libro firmato anche da Elisabetta Tiveron

Da pochi giorni è uscito “Viaggio nei Balcani. Cibo senza frontiere nel vorticoso cuore d’Europa” (Kellermann Editore), libro realizzato a quattro mani con il fotoreporter padovano Nicola Fossella nell’ambito del progetto “La strada del cibo”. I viaggi su cui abbiamo costruito questo lavoro sono in realtà cinque, compiuti tra il 2011 e il 2012 a bordo di una vecchia Fiat Panda. Dalla Romania al nord della Grecia, dall’Adriatico al Danubio, migliaia di km percorsi sulle strade del sud-est europeo, dove etnie, religioni, lingue, suoni, colori profumi, saperi, sapori si mescolano da secoli; utilizzando il cibo come filo d’Arianna per entrare in contatto con le persone, raccogliere ricette, usi, tradizioni, frammenti di vite. Ai nostri viaggi si intrecciano quelli compiuti dai cibi: piatti, prodotti, modalità di cottura che ricorrono (pur con le differenze date dai diversi contesti sociali, storici, economici), sono presenza costante e rassicurante; talvolta scompaiono ma solo per riaffiorare un po’ più in là, con una nuova storia da raccontare. Un invito a viaggiare in luoghi bellissimi ed accoglienti, ma su cui pendono ancora molti pregiudizi e vengono quindi visti (purtroppo) come pericolosi e poco ospitali; o che, per scarsa conoscenza da parte dei potenziali viaggiatori, hanno (erroneamente) poco “appeal”. E a proposito di Balcani… la Venezia multietnica del passato ospitava importanti comunità straniere, tra le quali alcune provenienti dalle terre situate al di là dell’Adriatico. L’invito è quindi anche a scoprire (o riscoprire) i luoghi della Veneziabalcanica”: la Scuola dalmata di San Giorgio degli Schiavoni, San Giorgio dei Greci, calle degli Albanesi a SS. Filippo e Giacomo, la Scuola degli albanesi a San Maurizio… Per saperne di più clicca qui  www.lastradadelcibo.com e qui www.kellermanneditore.it    

Il comitato operativo dell’Ermitage in Italia è a Venezia

L’Ermitage sbarca ufficialmente in Italia con un comitato operativo a Venezia

E’ diventata ufficialmente operativa la filiale italiana del Comitato Ermitage, il famoso Museo di San Pietroburgo, e come sede non poteva che scegliere la città italiana che più di tutte è un immenso museo a cielo aperto oltre a esemplare crocevia di cultura e arte: Venezia. La costituzione e la prima riunione operativa del comitato si è tenuta ieri alle Procuratie Vecchie di Piazza San Marco. Una grande istituzione culturale internazionale, che permetterà di sviluppare iniziative che favoriscano lo scambio di esperienze e di culture, si è stabilita in Laguna. L’Ermitage, negli ultimi sei anni, ha già provveduto alla catalogazione delle opere italiane esposte nel Museo di San Pietroburgo, pubblicando tre cataloghi scientifici in italiano e in russo sulla pittura e la scultura italiana, oltre a numerose ricerche e cicli tematici di conferenze. I progetti in cantiere nell’immediato futuro la mostra su Mariano Fortuny, a “Glasstress 2015 Gotika”, l’esposizione promossa in collaborazione con Berengo Studio. Gli impegni programmatici comprendono poi l’istituzione immediata di 6 borse di studio e la prossima uscita dell’edizione italiana del catalogo sulla scultura italiana del XVII e XVIII secolo, oltre a cataloghi e libri sulla pittura italiana tra ‘700 e ‘900, il Rinascimento veneto.

Delitti nell’isola degli orti

Scene del crimine: I delitti passionali più famosi dell’Isola di Sant’Erasmo a Venezia

Sant’Erasmo è un’isola tra Murano e Burano, una lingua di terra con poco più di seicento abitanti, ricca di orti e vigneti, dove la specialità da tutti conosciuta è il famoso carciofo violetto. Facilmente raggiungibile da Venezia può considerarsi una bella passeggiata tra la laguna e la campagna, quello però che si ignora è che in questo piccolo paradiso, fatto di poche case e molta natura, i soldati del Consiglio di X, la temibile magistratura che indagava al tempo della Serenissima i crimini più truci, nel febbraio del 1705, cercavano una donna di nome Antonia detta Tonina Vianello, residente nell’isola ed il suo amante Antonio Fontanella detto Bevilacqua di Murano, per un crimine alquanto nefasto: uxoricidio. Si era scoperto che la notte della festività di San Tornio, che cadeva il 19 dicembre, i due amanti assalirono nel proprio letto il povero Stefano Vianello, uccidendolo con sei ferite alla gola e allo stomaco, per poi seppellirne il cadavere nella “caneva”, ovvero nella cantina. Quando gli abitanti dell’isola si accorsero che mancava quell’ortolano, i due diabolici compagni dissero che si era forse recato a Chioggia o Pellestrina a vendere la propria verdura. Antonia e Antonio presi dal dubbio di essere scoperti fuggirono ed il parroco nell’andare nella loro casa per benedirla nel giorno dell’epifania, insospettito nel non trovare qualcuno, avvisò il Consiglio di X che non tardò a scoprire nella fossa i miseri resti di Stefano. I due non vennero mai arrestati, la Serenissima decretò il 27 febbraio che la pena sarebbe stata la decapitazione e lo squartamento per l’uomo, mentre la donna sarebbe stata “solo” decapitata. Settant’anni prima, precisamente nel 1624, c’era stato un altro caso molto simile: Leandro Capuzzo, un onesto ortolano dell’isola, fu ucciso dalla moglie Margherita e dall’amante Domenico Zonta, un giovane bracciante assunto da poco. Il finale questa volta fu diverso, l’8 febbraio di quell’anno entrambi gli assassini salirono il palco tra le due colonne di San Marco per essere decapitati. Non si può certo dire che in isola i mariti dormissero sonni tranquilli… Testo a cura di Davide Busato di Veneziacriminale

Fuorirotta. L’altra Mappa di Venezia

Il turista curioso può scoprire una Venezia diversa grazie alla mappa FUORIROTTA

FUORIROTTA è la mappa pensata dal Comune di Venezia per il turista curioso, che vuole perdersi alla scoperta della città veleggiando verso zone meno turistiche. “Fuorirotta. L’altra Mappa di Venezia” promuove un turismo inusuale, responsabile, bio-eco solidale in laguna. Il turista che esce dai percorsi tradizionali ha la possibilità di conoscere veramente Venezia, esplorando i luoghi più autentici e meno noti della città. La mappa, che verrà stampata in 20.000 copie e ed è già disponibile on line sul sito ufficiale del Comune qui, è una vera e propria guida per orientarsi in città, e scoprire le iniziative rispettose dell’ambiente, della cultura e dell’identità locale, conoscere luoghi inediti, godersi il verde di parchi e aree naturali, mangiare in locali di cucina bio o a chilometro zero, fare acquisti in botteghe artigiane e del commercio equo e solidale. La mappa Fuorirotta va a inscriversi nel più ampio progetto DETOURISM, voluto dall’Assessorato allo Sviluppo del Turismo che prevede la pubblicazione di una collana di mappe tematiche della città e della sua laguna, lo studio di una nuova segnaletica turistica congiunta alla tecnologia interattiva degli Smart devices. Il progetto intende promuovere consapevolezza e condivisione nel viaggiatore/ospite, invitando a rispettare l’ambiente, il patrimonio culturale artistico e monumentale, le tradizioni e gli usi del territorio, contribuendo al sostegno dell’economia locale e favorendo, quindi, circuiti, siti, attività con il più alto valore di sostenibilità sociale e ambientale e di aderenza all’intreccio veneziano di natura e cultura.

Il gondoliere assassino

Un solo gondoliere nella storia di Venezia si macchiò di un efferato crimine

Il gondoliere è un mestiere caratteristico e unico di Venezia. Nell’Ottocento c’erano 19 traghetti, detti di parada, sparsi nei vari punti della città, con servizio alternato di gondole, affinchè non mancasse mai di giorno o di notte, il mezzo al passeggero per transitare da una riva all’altra. Ogni traghetto aveva un suo responsabile chiamato gastaldo, eletto annualmente dall’assemblea plenaria dei titolari di ogni singolo stazio. In quel momento esistevano non più di 900 gondole, venti per i pubblici uffici e servizi, 246 di battelli, 220 di private e oltre 660 di traghetto. I gondolieri durante la Serenissima erano riuniti in una corporazione o fraglia, con delle norme scritte in un libro che prendeva il nome di “mariegola”. Tra queste regole vi era quella forse più significativa per questa storia inerente gli aspiranti gondolieri che dovevano essere “homeni di bona vita et pacifici, et non siano homeni de rissa”. Angelo de Rossi, detto “Pase”, non era molto pacifico. Venerdi 3 agosto 1900 si trovava farmaciaabuonmercato.com/cialis.html all’osteria XX settembre, vicino a Piazza San Marco. Dopo un alterco con il gondoliere Giovanni Cortivo, conosciuto come “pano”, usò il proprio coltello per porre fine alla questione uccidendo l’avversario. Angelo, che all’epoca dei fatti aveva 64 anni, era molto conosciuto per i suoi precedenti patriotici, al tempo di Garibaldi era partito volontario e si era ritrovato a combattere a Mentana, nel Lazio, una delle battaglie più cruente che vide a fine giornata lasciare sul campo 150 morti garibaldini, 220 feriti e più di 1700 prigionieri. Lui fu tra i fortunati che si salvarono. Il processo al gondoliere “Pase” iniziò il 6 dicembre, era difeso dall’avvocato Gino Bertolini, dopo alcuni giorni di dibattiti, dove sfilarono decine di testimoni, venne condannato a 5 anni, sei mesi e trenta giorni, oltre al risarcimento dei danni. L’avvocato Bertolini aveva salvato il suo assistito dall’ergastolo dimostrando l’infermità mentale, ma forse giocò a suo favore anche l’opinione pubblica che si era schierata con l’eroe garibaldino della battaglia di Mentana. Questo fu il primo e unico omicidio nella categoria dei gondolieri.

Venezia, un bocciolo di rosa vivente – VIDEO

Performance artistica a Venezia per la Festa del “bocolo”: una rosa gigante in Piazza San Marco – VIDEO

Piazza San Marco a Venezia, proprio nel giorno della celebrazione del patrono il 25 aprile, ha visto il fiorire di un magnifico bocciolo di rosa vivente, il famoso bòcolo che tradizionalmente, da secoli, i veneziani regalano alle donne. Il video in basso documenta la straordinaria performance. I veneziani che hanno voluto partecipare volontariamente a questa incredibile performance artistica organizzata nell’ambito del progetto ‘Venezia rivelata‘ sono stati più di 1000. Vestiti di rosso o di verde (i più piccini) hanno disegnato con i loro corpi l’enorme rosa protagonista della Festa del Bòcolo sulla piazza più celebre al mondo. Ad accompagnare la performance è stata la voce dello scrittore Alberto Toso Fei, ideatore dell’evento assieme all’artista veneziana Eleonora Tagliapietra, che ha raccontato la leggenda di Venezia legata alla rosa donata nel giorno di San Marco, la leggenda del tragico amore tra la nobile Maria e il cantastorie Tancredi. Incredibile l’affluenza all’evento, reso possibile anche grazie alla bella giornata di Venerdì 25 e organizzato con lo scopo di ‘rivelare’ in modo innovativo tradizioni ed aneddoti di una Venezia forse poco conosciuta. Ecco un video della giornata

Venezia su Google Art Project

Venezia è su Google Art Project con ben 6 musei

Venezia è diventata recentemente la prima città italiana per numero di musei partner del progetto Google Art Project, una piattaforma online attraverso cui il pubblico può accedere a immagini ad alta risoluzione delle opere d’arte più importanti messe a disposizione dai musei di tutto il mondo. E’ un’opportunità incredibile per poter ammirare meravigliose opere d’arte e per pianificare alla perfezione una visita dal vero. Cliccate qui per scoprire Venezia con Google Art Project. La collaborazione, partita nel mese di novembre 2013 con il lancio sulla piattaforma di oltre 150 opere raccolte in tre gallery dedicate ai musei di Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, Museo Correr e Museo del Vetro di Murano, si è ulteriormente arricchita, ad aprile 2014, dei capolavori presenti in altri tre importanti Musei Veneziani: Palazzo Ducale, Ca’ Rezzonico – Museo del Settecento Veneziano e di Palazzo Mocenigo – Centri Studi di Storia del Tessuto e del Costume. PALAZZO DUCALE Di Palazzo Ducale, vero e proprio simbolo millenario della storia, della cultura e dell’arte veneziana, sarà così possibile ammirare capolavori straordinari, quali il celebre affresco di Tiziano raffigurante San Cristoforo o le meravigliose tele di Paolo Veronese. CA REZZONICO “Navigando” tra le opere di Ca’ Rezzonico ci si potrà invece immergere nell’atmosfera e nel gusto del Settecento veneziano attraverso le celebri scene di genere di Pietro Longhi. PALAZZO MOCENIGO Di Palazzo Mocenigo a San Stae, recentemente riaperto al pubblico dopo un radicale intervento di restyling, sarà infine possibile ammirare le importanti collezioni di rari tessuti e costumi. Cliccate qui per scoprire Venezia con Google Art Project SU GOOGLE STREET VIEW Inoltre per Palazzo Ducale e Ca’ Rezzonico è ora possibile visitare gli straordinari interni con una visita virtuale Street View, che consente di apprezzare ulteriormente la bellezza dei percorsi espostivi delle due sedi.  

Omicidi passionali in Ruga Giuffa

Due donne da evitare: tentati omicidi in Ruga Giuffa a Venezia nel 1880

In antichità a Venezia esisteva una comunità zingara che si era stabilita a Castello, da quella comunità prese il nome Ruga Giuffa: il vocabolo gajufus derivava proprio dal termine dalmato gejupka, ovvero zingaro. Nell’Ottocento Ruga Giuffa divenne la scena di due crimini molto particolari. Al civico 4772 abitava la quarantenne Carlotta Busetto, originaria di Pellestrina, assieme al marito e all’amante. Una strana convivenza. La notte del 6 febbraio 1880 Carlotta arrivò a casa dopo aver bevuto parecchio. Quando entrò in camera da letto trovò il suo giovane amante, Federico Masella, a letto con una prostituta di nome Rosa Daria residente alla Giudecca. Non fu chiaro se Rosa Daria avesse o meno una relazione con il giovane ragazzo o se avesse approfittato solo di una sistemazione provvisoria. Di sicuro per Carlotta vederli a letto assieme dovette sembrare un affronto da lavare con il sangue. Andò in cucina, prese una mannaia e ritornata in camera lo colpi per ben dodici volte alla testa. Ovviamente non serve sottolineare che Federico morì per le ferite riportate. Il 10 novembre iniziò il processo e ci vollero due giorni per arrivare alla conclusione. Carlotta fu condannata ai lavori forzati a vita. Una delle poche donne che subirono tale condanna. Nemmeno quattro mesi dopo questo omicidio, precisamente il 20 agosto, al civico 4877, sempre di Ruga Giuffa, Giovanni De Grundis, originario di Ancona e da qualche anno residente a Venezia, stava dormendo nel suo letto dopo una notte di lavoro presso il panificio Duodo. A un certo punto i vicini furono svegliati dalle sue urla, quando arrivarono i poliziotti e buttarono giù la porta, lo trovarono agonizzante sul pavimento. Aveva una brutta ferita alla testa. La sua fidanzata Giuseppina Ferretti, di soli 19 anni, aveva pensato di emulare Carlotta Busetto e cosi anche lei, dopo una crisi di gelosia, aveva preso un’accetta e lo aveva colpito mentre dormiva. Fortunatamente per Giovanni la lama rimase incastrata sul mento salvandogli la vita. Sabato 19 marzo del 1881 cominciò il processo e Giuseppina venne accusata di tentato omicidio. La corte la condannò a 13 anni che andò a scontare nel carcere alla Giudecca non troppo distante dalla sua mentore. Non si può certo dire che nel 1880 i mariti e fidanzati a Venezia dormissero sogni tranquilli dopo i casi di Giuseppina e di Carlotta. Testo a cura di Davide Busato di Veneziacriminale.it  

Scena del Crimine: un uomo mascherato adescava giovani donne nel 1754

Un Cold Case: un ladro e stupratore si aggirava per le calli di Venezia nel 1754

Il campiello del Sole è un piccolo angolo tranquillo della caotica area di Rialto a Venezia, proprio dietro la chiesa di Sant’Aponal. Il nome deriva da una osteria all’insegna del Sol che sorgeva in questo campo. Oggi dell’osteria non rimane traccia e nemmeno di ciò che vi accadde nel carnevale del 1754. Il carnevale all’epoca della Serenissima durava sei mesi e qualsiasi persona poteva mascherarsi e confondersi, nobili e popolani, foresti e veneziani. Caterina, vedova di Giuseppe Nogrisich, originario di Spalato, si trovava in Campo San Luca a Venezia quando fu avvicinata da un uomo in maschera. Quell’uomo si chiamava Daniel Lanza ed era un insegnante di francese, anche se precedentemente aveva svolto la meno nobile arte del furto. Dopo averla convinta a seguirlo all’osteria del Sol, la portò nelle camere di sopra. Caterina pensò probabilmente a una avventura romantica e invece si trovò ben presto legata e imbavagliata. Il giorno dopo l’oste, che non l’aveva vista scendere, salì nella stanza e la trovò ancora viva, anche se in condizioni tali da dubitare che sarebbe sopravvissuta. Le mancava la biancheria intima, oltre ai soldi. Caterina fu la quarta vittima di uno stupratore seriale che per quasi un anno terrorizzò Venezia. Daniel Lanza colpì sette volte tra Cannaregio e San Polo, prima di sparire definitivamente dalla scena. Per un periodo ebbe un complice che venne successivamente trovato morto, forse proprio per mano del maestro di francese. Daniel amava legare le proprie vittime dopo averle spogliate e le torturava spesso con un coltello. In quasi tutte le aggressioni portò via un trofeo, spesso la biancheria intima ma nell’ultima caso anche il tabarro. Cambiò almeno due volte il nome per nascondersi ai soldati del Consiglio dei Dieci che cercarono di arrestarlo per mesi, senza successo. Nessuna delle sue vittime per fortuna morì, nemmeno la sfortunata Caterina. Daniel Lanza è uno dei rari casi nei quali il colpevole riusci a fuggire alla terribile giustizia della Serenissima che lo condannò in contumacia.

Testo a cura di Davide Busato di VeneziaCriminale  (la foto di copertina è di Federico Roiter)

Il Forcolaio Matto

Il Forcolaio Matto è uno dei pochi a Venezia a intagliare forcole, lo scalmo per il remo tipico delle imbarcazioni veneziane

A Venezia nascono ancora adesso laboratori in grado di dare valore all’artigianato locale. E’ il caso de Il Forcolaio Matto, la bottega aperta da circa un anno da Piero Dri, professione “remer“, costruttore di remi e forcole per imbarcazioni veneziane. Recentemente la Voga alla Veneta è rinata. Tantissime famiglie, coppie, amici, decidono di prendere la barca a remi, il sabato e la domenica, e girare per i canali di Venezia solo per il gusto di farsi una passeggiata. Gli stretti canali della città obbligano i vogatori a remare in piedi e in modo asimmetrico per migliorare visuale e manovrabilità. Per questo nelle imbarcazioni veneziane è necessario uno scalmo libero, sul quale il remo possa lavorare agevolmente: la forcola. A seconda del tipo di imbarcazione la forcola cambia leggermente forma e caratteristiche, tanto da diventare un vero e proprio originale oggetto scultoreo. Chi ha bisogno di una forcola si rivolge al remer. Ce ne sono solo quattro a Venezia, e uno di questi è Il Forcolaio Matto. Piero Dri è un giovane veneziano laureato in astronomia da Padova. Il curriculum di studi lo avrebbe portato lontano dalla sua amata Venezia, dalle acque della Laguna, dove fin da piccolo andava a remare col nonno. Ha così deciso di imparare un mestiere molto diverso: per 6 anni è andato a bottega dal maestro remer Paolo Brandolisio. Ora, grazie al suo laboratorio in Calle del Cristo, una calletta laterale di Strada Nuova, a pochi passi da Campo Santi Apostoli e Rialto, lavora i pezzi di legno che va a scegliere personalmente. Nelle sue mani il legno di noce, pero, ciliegio si trasforma in meravigliose forcole: un oggetto indispensabile per chi rema a Venezia ma caratterizzato da un connotato scultorio tale che può essere tranquillamente usato come oggetto d’arredo unico e originale. Non a caso c’è chi gli chiede delle forcole anche per regalarle ai matrimoni o per mettersela semplicemente in casa sulla credenza del salotto. Oltre alle forcole Il Forcolaio Matto fa anche remi, costruiti in legno Ramin proveniente dall’Indonesia, e taglieri, gioielli, tutti rigorosamente in legno. Una forcola può costare dai 300€ ai 1200€. Orari: Lun – Ven: 8.30 – 13.00, 15.00 – 18.30 / Sab: 9.00 – 12.30 Telefono: 041 877 8823 Come arrivare: Calle del Cristo, Cannaregio 4231 Trasporti pubblici Linea di trasporto pubblico ACTV n.1 – Fermata Ca’ d’Oro.

Altinum Welcome Card

Su Altinum Welcome Card la mappa di Venezia.net

La nostra Mappa di Venezia, strumento indispensabile per una visita serena ma approfondita alla nostra incantevole città sull’acqua, che tutti possono scaricare gratuitamente dal nostro portale qui, è diventata parte integrante dell’Altinum Welcome Card, il kit che viene consegnato a chi soggiorna ad Altino, una ridente località a pochi passi da Venezia, famosa per l’Area archeologica e il Museoassolutamente da visitare. L’Altinum Welcome Card è un kit formato da una Card per usufruire di sconti nei negozi e nei ristoranti di Altino, una piccola Guida informativa al territorio altinate e all’enogastronomia locale e una Mappa. La Cartina di Venezia che offriamo sul nostro portale è diventata parte integrante del Kit: oltre alla pianta della città, con i suoi canali e calli, campi e piazze, è presente la mappa delle linee di navigazione e gli orari dei treni da e per Altino. La Card di Quarto d’Altino è valida per tutto il periodo di permanenza nel territorio ed è GRATUITA. Si può richiedere in tutte le strutture ricettive del territorio.

Scena del Crimine – La Calle del Volto a Venezia

In Calle del volto a Venezia, nel 1758, è avvenuto un truce omicidio

A Venezia alcune calli si chiamano “del Volto”, un nome un po’ inquietante dovuto agli archi o volti, che congiungono le case. Ce ne sono ai Gesuiti, a San Lio ma forse la più famosa è quella a San Matteo di Rialto, che, nel luglio del 1758, è stata la scena di un crimine truce e violento: l’omicidio di Antonia Lazari. La calle del Volto a San Matteo è una piccola calle nascosta dietro il mercato di Rialto conosciuta soprattutto dai veneziani, che la usano per raggiungere Rialto senza dover percorrere la più trafficata Ruga Vecchia di San Giovanni. Nel 1758 Antonia Lazari fu trovata nascosta sotto il pagliericcio del letto di una delle case al primo piano della calle. Era stata accoltellata cinque volte, alla testa e al corpo, tre delle ferite erano mortali. L’arma era un coltello da lancio o una baionetta modificata, di fattura antica. La Lazzari era una vedova di circa sessant’anni, benestante, che risiedeva a San Boldo nel sestiere di San Polo. L’ultima volta che fu vista viva era entrata nella casa in calle del Volto che apparteneva a un sarto: Zan Maria Millevoi. L’indagine fu svolta dall’Avogador di Comun Francesco Angaran, il quale riuscì in breve tempo a ricostruire quanto accaduto. Il movente era senz’altro quello economico, il furto dei gioielli che la vedova indossava; l’assassino, invece, il sarto Millevoi. Quest’ultimo, originario di Albona, una città dell’Istria in Croazia, viveva a Venezia da alcuni anni, assieme a sua moglie Meneghina e alla figlia Anna Maria. Con un pretesto fece entrare in casa la Lazari per poi trucidarla. Dopo la scoperta del cadavere, si cercò la famiglia che, nel frattempo, era fuggita dalla città. Il caso Millevoi risulta interessante per due aspetti: il primo è che dell’assassino abbiamo un ritratto nell’archivio del Museo Civico Correr di San Marco, il secondo è che fu arrestato molti mesi dopo, a novembre, mentre si trovava a Roma. Il 18 dicembre dello stesso anno, il sarto fu giustiziato tra le due colonne di San Marco. Di sua moglie e della figlia si persero le tracce. Di questa storia rimane solo la calle del Volto a ricordarci questa Scena del Crimine. Testo a cura di Davide Busato di veneziacriminale.it (la foto di copertina è di Federico Roiter)

La Venezia più singolare e unica

Da febbraio 2014 spazio alla Venezia più singolare su Venezia.net

Venezia non è solo fatta di circuiti turistici ma è una realtà viva e pulsante. Per questo abbiamo pensato a una serie di rubriche che permettano a tutti di conoscere e visitare la nostra città in un modo diverso, lontano dai soliti percorsi, dai soliti ristoranti, dai soliti negozi per turisti: una guida alla Venezia più singolare. La nuova sezione dedicata alla Venezia più singolare è quella denominata News e Curiosità e la trovate cliccando sul banner sotto le foto in homepage e in fondo alla stessa pagina sotto gli eventi. Le rubriche in partenza questo mese trattano di cucina veneta, dei piatti che caratterizzano la nostra tradizione, anche se con un tocco di innovazione e fantasia; di artigiani, dei tanti piccoli e deliziosi negozi di artigianato che riempiono le calli di Venezia, offrendo prodotti originali, unici e inconfondibili; di misteri e misfatti che hanno caratterizzato la storia della città lagunare, il cui ricordo aleggia ancora nei luoghi dove sono avvenuti. A curare queste rubriche sono veri veneziani, che con il loro impegno e dedizione, da anni cercano di trasmettere al mondo l’idea di una Venezia diversa, e non di un immenso parco delle meraviglie a cielo aperto. Veli presentiamo qui sotto: BRAVI QUESTI! Michela Scibilia, art director dello  Studio Scibilia, curerà la rubrica dedicata agli artigiani e botteghe veneziane. E’ autrice di quattro originali e utilissime guide sulla città di Venezia perfette per i turisti più sensibili: Venezia (e Laguna) LOW COST, Venezia botteghe e dintorni, Venezia Osterie e dintorni, Guida completa all’isola di Murano. Da sempre convinta che “una Venezia migliore è possibile” combatte a suon di pubblicazioni e attività nel campo della cultura, del buon cibo, del buon vino e della buona manifattura, la deriva “Veniceland” della sua città. Michela è un’icona di una venezianità contemporanea. Una venezianità possibile a patto di trasformare le peculiarità in opportunità.  Quando non è al suo amato computer mac (quasi sempre) Michela sfreccia per le calli armata di macchina fotografica e con la scusa di aggiornare le sue fortunatissime guide si intrufola dovunque. Per noi scoverà e porterà alla luce le tante piccole botteghe veneziane che si caratterizzano per un ideale connubio tra innovazione e tradizione. Portatrice sana di un dna pieno di passione e di senso civico, Michela Scibilia sa offrire attraverso il suo lavoro di autrice, grafica, coordinatrice, scrittrice, una risposta positiva e concreta ai problemi della nostra città. Clicca qui per vedere le sue Guide di Venezia UN POST A TAVOLA David Marchiori, cuoco per caso ma per vocazione, è l’animatore della Bio Osteria della PLIP, Centrale dell’Altreconomia Veneziana e ideatore e curatore del Blog incoscienzaatavola.it. David ci è arrivato dopo 40 anni di altro, passando per incarichi di consulenza farmaciainitalia.com ministeriale e anni di terzo settore vagabondando per l’Europa e per il nostro paese parlando di consumo responsabile e filiera partecipata. Membro del Coordinamento delle Reti di Economia Solidale, David adora il cibo come una divinità pagana, ne parla con fervore, si commuove davanti ad un guanciale di Sauris o davanti ad un risotto di zucca. Condannato a questa convinvenza con la pulsione per il cibo, David mescola tradizione con ricerca, innovazione con gusto, facendo giustizia per tutte quelle persone per cui la cucina non è un problema da risolvere ma una vera e propria storia d’amore, di quelle rare, che non finiscono mai. ‘’Ecochef’’ a chiamata per la trasmissione Rai ‘’Geo’’, David predilige le ricette con pochi ingredienti ma buoni, mettendo al bando le ‘sfumate di vino’ o i soffritti a tutti i costi, scalogno compreso, senza disdegnare i ‘’potacci’’, ma di qualità, con una storia da raccontare. David vi conduce alla scoperta delle ricette della tradizione veneziana con ossequiosa attenzione, per poi presentarvene la versione 2.0, quella che si mescola con altre tradizioni della variegata proposta gastronomica del nostro paese, che magari al momento vi spiazza ma poi vi regalerà nuovi e stimolanti sapori. Clicca qui per scoprire il suo Blog di cucina. SCENA DEL CRIMINE Davide Busato, fondatore assieme a Paola Sfameni nel 2006 della società Arcomai Snc, specializzata in ricerche d’archivio e archeologiche, è ricercatore storico e collabora con università italiane e straniere. Per venezia.net cura una sezione dedicata ai più famosi e truci crimini del passato, avvenuti in Laguna. Il noir è il suo forte! Ama passare ore a studiare documenti storici in cui vengono descritti i più efferati omicidi e scoprire misteri rimasti insoluti. È infatti autore del sito www.veneziacriminale.it dov’è rappresentata la prima Crime Map di Venezia tra il Seicento e l’Ottocento e del blog veneziacriminale.wordpress.com. In collaborazione con alcune agenzie di viaggio è ideatore di un’originale itinerario a Venezia dal titolo accattivante: “Calli Insanguinate” il primo tour sul crimine e la Giustizia durante la Serenissima. Con la società Sestante di Venezia, da primavera 2014, è ideatore e organizzatore di spettacoli teatrali noir che si terranno su suggestive imbarcazioni veneziane in moto lungo i canali della magica Laguna di Venezia. Perchè non unire un piacevole giro in barca con una rappresentazione teatrale ad hoc? Con l’archeologa Paola Sfameni ha dato luogo anche alla creazione dell’itinerario “Dalle origini di Venezia tra terra e acqua” il primo percorso in Laguna Nord che porta alla scoperta di chiese e monasteri scomparsi. I suoi libri: I serial Killer della Serenissima: assassini, sadici e stupratori della Repubblica di Venezia (2012) e Venezia Criminale: delitti e misteri del ‘700 (2013) con Helvetia editrice. Clicca qui per scoprire il suo Blog sulla Venezia Criminale

Venezia Nascosta dalla A alla Zeta

Una rubrica speciale completamente dedicata a Venezia e alle sue leggende, misteri, curiosità.

Grazie alla preziosa collaborazione di Davide Busato, di professione Ricercatore Storico, da anni impegnato a riscoprire la storia millenaria della spendida Venezia, Venezia.net vi propone una serie di curiosità o leggende sulla città. Nel narrarvi vicende e leggende di Venezia siamo andati in ordine alfabetico, dall’A di Archeologia alla B di pietra del Bando, dalla E di Erbarie e mercati alla  I di Inquisizione, dalla L di Leoni alla M di Massoneria, dalla P di Peste alla T di cavalieri Templari, dalla V di Veleni alla Z di Zucchero. Per ogni lettera vi racconteremo una storia diversa, che mette in luce un aspetto poco conosciuto, insolito, o semplicemente perso nella notte dei tempi, della nostra meravigliosa città sull’acqua. Di tutto quello che vi racconteremo potrete trovare traccia in Laguna, nei Palazzi, tra le Calli e i Campi di Venezia. Tutte queste storie verranno raccolte in una pubblicazione VENEZIA NASCOSTA DALLA A alla Z, che potrete scaricare gratuitamente e magari portare con voi durante la vostra vacanza. Trovate i post  tutti qui  Davide Busato è nato a Venezia nel 1975. Fondatore assieme a Paola Sfameni nel 2006 della società Arcomai Snc, specializzata in ricerche d’archivio e archeologiche. Ricercatore storico, collabora con università italiane e straniere. Consigliere dell’Università Popolare di Venezia. Dal 2011 cura la rubrica “Cronaca dal passato” del sito d’informazione www.dazebaonews.it. È autore del sito www.veneziacriminale.it dov’è rappresentata la prima Crime Map di Venezia tra il Seicento e l’Ottocento e del blog veneziacriminale.wordpress.com nel quale ospita gli scritti di altri autori come Lara Pavanetto e Federico Toffano. Nel 2013 ha curato la prima rassegna letteraria di cronaca nera coinvolgendo scrittori come: Fabio Sanvitale, Claudio dell’Orso e Monica Zornetta. Ha pubblicato Metamorfosi di un litorale. Origine e sviluppo dell’isola di Sant’Erasmo nella laguna di Venezia (2006) con Marsilio, I serial Killer della Serenissima: assassini, sadici e stupratori della Repubblica di Venezia (2012) e Venezia Criminale: delitti e misteri del ‘700 (2013) con Helvetia editrice. Man mano che pubblicheremo i post li troverete tutti qui 

Riva di Biasio: un serial killer a Venezia?

I Veneziani hanno uno strano gusto dell’orrido: Riva de Biasio sul Canal Grande è intitolata a un serial killer?

Parliamo un po’ dei misteri, delle leggende, dei segreti di Venezia, una città che nasconde , tra le sue innumerevoli calli e campielli, rive e fondamenta, una gran quantità di storie incredibili. Cominciamo con una delle leggende più raccapriccianti. Si astengano dal leggere i deboli di stomaco. A pochi passi dalla Stazione Santa Lucia si apre, lungo il Canal Grande, Riva de Biasio (si scorge anche prendendo il vaporetto, è proprio la fermata successiva alla Stazione). Se dessimo completo credito alla macabra storia che vi stiamo per raccontare, potremmo dire con certezza che,  intitolando la Riva a tal Biasio, i veneziani avevano veramente uno strano gusto per l’horror: è come se a Londra avessero deciso di dedicare una via a Jack lo Squartatore. Si racconta infatti che proprio su questa fondamenta si aprisse la “bottega” (una locanda o piccola cucina) di Biasio (Biagio) Carnico, un “luganegher” (macellaio o salsicciaio in veneziano) noto in tutta la città per il suo saporito sguazzetto: uno spezzatino così appetitoso che tutti, popolino e patrizi, apprezzavano molto. L’ inconfondibile e unico sapore del suo piatto era un mistero. Nessuno sano di mente avrebbe mai collegato la prelibatezza della sua ricetta alle innumerevoli e misteriose sparizioni di “putei” (bambini) nella zona. Avete i brividi? Ebbene sì… propinò il suo famoso sguazzetto per anni a tutti, finchè un operaio, che si stava apprestando a ingurgitare il suo piatto preferito, non vi trovò immerso un ditino. Naturalmente si recò immediatamente alle autorità e Biasio venne subito imprigionato. Sotto tortura confessò i suoi delitti, ammettendo che l’ingrediente segreto dello sguazzetto era carne di bambino frollata. Lui stesso si procurava e curava la carne dei poveri “putei” misteriosamente scomparsi! Nelle sue cantine trovarono i resti degli efferati omicidi. La giustizia veneziana fu altrettanto feroce nei suoi confronti: la sua locanda venne immediatamente rasa al suolo, e a Biasio vennero prima tagliate le mani, venne poi torturato sulla via che portava a San Marco e decapitato pubblicamente tra le due colonne della piazzetta (dove avvenivano tutte le esecuzioni). Come se non fosse sufficiente, venne poi squartato come un bue e i suoi resti vennero esposti per giorni ai quattro angoli della città. La riva si chiamò da quel momento RIVA DI BIASIO. Verità o leggenda?   Leggende e Misteri di Venezia: una Riva intitolata a un serial killer? A pochi passi dalla Stazione Santa Lucia si apre, lungo il Canal Grande, Riva de Biasio.Qui aveva la sua osteria Biagio Carnico,famoso per il suo spezzatino

Palazzo Mastelli e le sue misteriose statue

La leggenda che si nasconde dietro alle Statue di Campo dei Mori a Venezia

Palazzo Mastelli a Venezia, davanti alla Chiesa della Madonna dell’Orto, è famoso per essere stato in un passato recente infestato da fantasmi burloni e perchè una leggenda antichissima vuole che i proprietari del palazzo siano stati pietrificati per la loro estrema disonestà nel campo degli affari: le statue che li raffigurano, poste nel vicino Campo dei Mori e sulla facciata del palazzo, non sarebbero altro che loro stessi…pietrificati! Palazzo Mastelli venne così chiamato dal soprannome che i veneziani affibbiarono agli antichi proprietari, i tre fratelli provenienti dalla Morea, Rioba, Afani e Sandi, che costruirono l’edificio intorno ai primi del 1100 : avari e disonesti commercianti possedevano ovviamente molti “mastelli” (catini) pieni di soldi. Il Palazzo è anche denominato del Cammello perchè un bassorilievo sulla facciata rappresenta per l’appunto un uomo con un cammello. Ma veniamo alla leggenda che riguarda il palazzo e le statue che potrete trovare nel vicino Campo dei Mori. Si narra che un giorno una donna andò a trovarli per comprare delle stoffe pregiate perchè rimasta vedova aveva appena ereditato un negozio di sartoria. I tre fratelli, noti per essere senza scrupoli, le proposero baratofarmacia.com/cialis.html delle stoffe di scarsa qualità a un prezzo irragionevole pensando di potersi approfittare dell’inesperienza della donna. Ma lei, che invece di stoffe se ne intendeva stette al gioco e, nominando il nome di Dio, maledì il denaro che offrì loro in cambio delle stoffe: appena i commercianti presero in mano le monete che gli consegnò la donna si trasformarono immediatamente in pietra. Le quattro statue, tre raffiguranti i fratelli e una con un cammello vennero rinvenute dal servitore il giorno dopo e finirono sulla facciata del palazzo e nel vicino Campo dei Mori. La Statua del Sior Rioba è tra l’altro tuttora molto toccata dagli abitanti: si dice che se si tocca il naso della statua si avrà fortuna nel campo degli affari. Palazzo Mastelli è anche legato a un’altra leggenda più recente. Si racconta che nel 1757 fosse infestato da fantasmi burloni che ogni giorno alla stessa ora facevano suonare contemporaneamente tutti i campanelli della casa. Il fatto aveva così spazientito e spaventato i proprietari che venne chiamato addirittura il Cappellano di San Fantin per fare un esorcismo. L’operazione ebbe successo, a quanto pare, visto che da quel momento i fantasmi non si fecero più sentire!